
Toglimi tutto
15 Novembre 2020
A scuola da Erasmo
22 Novembre 2020Da SILVIA RIZZO RICEVIAMO QUESTA RIFLESSIONE CHE VOLENTIERI PUBBLICHIAMO.
Ognuno di noi vive la propria esistenza sia in una sfera pubblica sia in una dimensione privata. La
prima è ciò che di noi appare agli altri, ciò che può essere visto e udito da tutti in uno spazio aperto
e ampio, la seconda ciò che in genere teniamo come vita intima, la vita della mente e delle passioni.
L’esser-ci e l’essere in comune da un lato e l’essere e il rivolgerci dentro di noi dall’altro. La
dimensione oggettiva e quella soggettiva. La dimensione pubblica è quella che ci connette agli altri
e che mette in relazione gli uomini. Quindi ognuno di noi per ciò stesso, dice Hanna Arendt, è dal
un lato attore che si muove nella grande commedia umana e dall’altro è anche spettatore della vita
dell’altro. Così il nostro consistere ed esistere risiede nello sguardo dell’altro che ci dà consistenza,
nella visibilità e nel rivelarsi all’altro. La sfera pubblica ci unisce e ci consente l’interazione!
Per essere, quindi, si deve inter-agire con-gli-altri, relazionarsi. E anche Heidegger afferma che
l’individuo non è solo uno spettatore del grande teatro della vita. L’individuo è nel mondo, coinvolto
in esso e trasformandolo, si trasforma e si forma. In altre parole, esistere significa entrare in
connessione, esser-ci nel mondo, con gli altri. Non esiste un “Sé isolato”, l’individuo è lo zoon
politikon aristotelico. Ed è in questo spazio pubblico e collettivo che ci si dà l’identità e l’agire.
Ma ora che siamo distanti, ci troviamo in un Non-mondo per cui il nostro essere qui e ora è stato
dimezzato: relegati nel nido della sfera intima e privata, è stata contratta la sfera pubblica delle
relazioni, dell’agire, del lavoro, della socialità.
Ed è qui, in questo buco nero nel quale siamo precipitati, che, ciò che è stato sottratto nella realtà ci
ha portato ad esperire altre forme di socialità nel virtuale che, quindi, si è dimostrato essere un
moltiplicatore della nostra visibilità nella sfera pubblica.
Ed è in questo la ragione di ciò a cui abbiamo assistito in questi mesi.
Ognuno di noi ha sperimentato altre forme di visibilità, dai canti e concerti sui balconi, ai cori su
zoom, alle video letture, alle video -conferenze, alle dirette, agli sketch che hanno fatto il giro del
web. Ognuno si è esibito mettendo in campo anche una straordinaria creatività mai emersa fino ad
ora. Anche la persona più schiva ha espresso in mille forme la volontà di partecipazione, di esserci,
di condivisione di uno spazio pubblico amplificato in cui tutti comunicano con tutti.
Abbiamo quindi recuperato per altre vie la dualità delle due sfere. Siamo riusciti, comunque, a
garantire la sfera pubblica e la nostra possibilità di essere-con-gli-altri, da un lato attraverso la
nostra visibilità di attori che agiscono sulla scena del virtuale e dall’altro quella di spettatori che
osservano l’agire virtuale altrui.
Le vie del virtuale sono infinite.