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1 Febbraio 2022Ascensori negati, icona della “Venezia scomoda”
9 Febbraio 2022Lo scrittore e attore Marco Paolini nella sua opera teatrale “Il Milione” fa dire a uno dei suoi personaggi
“xe diese anni che scto a Cascteo e ancora i me ciama Teròn”
che nel mio caso suonerebbe:
“xe quaranta ani che vivo a Venesia e i me ciama ancora magnagati, visentin o più lapidariamente campagnolo”
Non c’è verso per un foresto di essere altro, puoi esserti fatto tutto il Canalasso (Canal Grande per i meno intimi) in Pope a un Gondolin, veleggiare con le Barche a Terzo, aver visitato isole e barene della Laguna che gran parte dei Veneziani manco conoscono, ma foresto nasci e foresto resti a vita, resti un infiltrato, magari pure trattato con simpatia. Ma loro sono Venesiani e tu resti un o una che arriva “de la de l’acqua”
Curiosa questa espressione Veneziana, descrive una distanza infinita, difficile da calcolare a ancor di più da attraversare, può essere l’acqua che separa Venezia dalla Terraferma, quella di un Rio che divide un sestiere dall’alto o un campo o un Campiello, o quella del Canal Grande che separa in due la Città, per essere intimi e raggiungibili facilmente a Venezia bisogna abitare nella stessa calle nello stesso campiello, distanze psicologiche ovviamente, non metriche, se non le colmi sei uno “de la de l’acqua”.
Ogni Veneziano nasce con in dote secoli di storia, di pietre, di legni, delle infinite maree che per sei ore sono cresciute e sei ore sono calate, un patrimonio enorme che è solo loro, anche se qualcuno non possiede neppure un mattone che lo copra, nè qualcosa che galleggi che lo porti sopra l’acqua; non importa ricco o povero, i numi protettori fatti di Dogi, Capitani da Mar, Arsenaloti, Mercanti, Pescatori, siori Pantaloni, allegre Colombine e Carampane, ne fanno un Umano diverso da tutti gli altri, che restano Campagnoli, Foresti, e feccia della feccia, Turisti.
Ma quanto è pesante, questa eredità, così pesante da essere diventata un ingombrante fardello, che appena cerchi di muoverti diventa Piombo sulle spalle, sabbia nelle ginocchia, fango sotto i piedi, al confronto dei loro attuali eredi, i Serenissimi erano levrieri da corsa, uccelli migratori che costruivano ovunque i loro nidi, li fortificavano e di li partivano per nuovi altrove, riportando ricchezze e visioni di altri mondi.
Non sto dicendo che i veneziani siano pigri, solo che non trovano una ragione che sia una per muoversi dal torpore che il combinato disposto di Meraviglie uniche al Mondo e macerie in abbandono getta loro addosso ogni santo giorno.
Ovvia conseguenza di tutto ciò vivere prevalentemente dello sporco e brutto turismo, maledicendolo quando c’è, perché urta e disturba e piangere lacrime da sievolo quando non c’è come ora, “chiagni e fotti”, direbbero i lontani parenti Napoletani.
Serve una scossa che non arriverà certo da questo tipo di Amministrazione impegnato a creare Ponti d’Oro a qualsiasi magnate di Alberghi e B&B, “venghino venghino avanti c’è posto”, questa è la visione con lenti Fuxia ora imperante. Per fortuna che c’è l’opposizione che ha una Grande Visione della Città, ma quale sia nessun lo sa, se è passata è passata quando dormivamo tutti della grossa.
Eppure, tra i Veneziani ci sono Giovani attenti e scontenti per quello che si vedono attorno, ci sono vecchi ancora disposti a mettersi in gioco. E ci sono i foresti, quelli che vogliono capire la città viverla e trasformarla, se una città non si trasforma, non cresce, non produce , muore, diventa un grande Borgo rinchiuso nelle sue mura fatte d’acqua, la Serenissima diventa Noiosissima, la Laguna torna ad essere una muraglia non più difensiva, ma oppressiva, sei ore cala sei ore cresce. Quando cala l’acqua porta con se quanto di sporco e stantio si è accumulato tra i Rii e le Calli e tra i Canali e le Barene, quando cresce entra un’onda pulita rigenerante, fresca. Abbiamo eretto una barriera enorme e costosa per fermare le acque grandi, ma non sappiamo ultimarla, invece la barriera che tiene fuori quanto di aperto e libero si avvicina alla città funziona alla perfezione: ogni idea viene impallinata appena tenta di alzarsi in volo senza darsi il tempo di capire se è uno splendido Jbis del Nilo o un feroce rapace.