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19 Gennaio 2025Il panta rei della scuola è un flusso che porta cambiamenti e immette nell’intra moenia delle aule scolastiche le sfide interculturali. Se in passato la mobilità studentesca, relativamente al periodo dell’obbligo, solcava gli stessi movimenti industriali sud-nord, oggi i flussi seguono rotte percorse da persone provenienti da Paesi che offrono meno opportunità culturali e si caratterizzano per la povertà educativa dei sistemi scolastici (scuole in baracca, scuole coraniche, scuole differenziali, sistemi educativi che hanno attivato percorsi di integrazione parzialmente articolati). Il più evidente effetto di questo cambiamento sociale determinato dell’immigrazione dai Paesi in via di sviluppo è la presenza nelle classi degli Istituti della terraferma di Venezia di un numero proporzionalmente crescente di alunni e di alunne provenienti da contesti migratori. Sono studenti e studentesse che si inseriscono nel corso del primo ciclo a vari livelli, con maggior percentuale nel primo ciclo di istruzione: la motivazione, l’autostima e l’autodeterminazione sono le armi principali per favorire il loro successo scolastico ma conta molto anche l’accoglienza e la relazione delineata nel patto formativo. A queste famiglie va infatti comunicata l’importanza dell’investimento educativo sulla scuola e del sostegno parentale per l’avanzamento negli studi e il conseguimento del titolo: comprendere il sistema scolastico italiano, procurarsi i libri/materiali richiesti, partecipare alle riunioni, prenotare i colloqui con gli insegnanti, seguire i propri figli e le proprie figlie nei compiti e nello studio domestico, consultare il registro elettronico sono alcune delle più importanti azioni di sostegno parentale necessari per il successo scolastico.
Il mondo della scuola si trova dunque a vivere dal di dentro, in questo momento storico, le sfide della società che cambia arricchendosi di studenti che una volta avremmo chiamato stranieri – ma che non vengono più chiamati così per eliminare il pregiudizio connesso allo status di straniero in quanto “estraneo” – ma che di fatto lo sono perché privi della cittadinanza italiana. Per affrontare le sfide interculturali così attuali in modo consapevole occorre ripensare la scuola partendo dalla costruzione di un curricolo sulla competenza interculturale basato sui principi dell’educazione alla cittadinanza globale. L’internalizzazione della scuola attraverso i suoi utenti deve avere un impatto positivo su tutta la popolazione scolastica. Il primo step è improntare un’educazione civica che formi cittadini attivi nella società e sviluppi la competenza interculturale, uno dei cui obiettivi specifici è la capacità di comunicare in diverse lingue e in modo appropriato con persone di altre culture abbattendo pregiudizi e stereotipi di partenza. Molto importante è anche sviluppare la propensione a partecipare attivamente alla vita di una società democratica multiculturale. Tale capacità si fonda sui valori del rispetto, dell’empatia, sulla consapevolezza della propria cultura e sulla comprensione dei contesti nelle visioni del mondo, consapevolezza socio-linguistica ed abilità di ascolto, analisi e relazione.
Il principale elemento di diversificazione di questi alunni ed alunne è che parlano una lingua madre diversa, quando tutto il sistema di istruzione richiede la competenza alfabetica funzionale in italiano (una delle otto competenze chiave europee) e hanno una cultura diversa, quando il calendario scolastico, basato sulle principali festività italiane, e i curricoli si rifanno alla cultura europea caratterizzata da radici giudaico-cristiane.
La realizzazione di una scuola interculturale passa attraverso incroci di civiltà in una città multiculturale dove la convivenza funzionale è di natura non conflittuale, in cui le istituzioni e la società civile si incontrano in maniera diffusa in termini di servizi e rappresentanza evitando il formarsi nell’urbs di zone ghetto, dando vita a protocolli e procedure che, ottemperando le norme statali, mettono a confronto le diverse istanze di chi abita la città e di chi la amministra in uno scambio civile tra accolto e accoglitore, cittadino del domani e amministratore. Con una speranza: che per i nostri alunni ed alunne quel futuro di cittadinanza italiana si ottenga presto con il completamento dell’obbligo scolastico e non dovendo attendere il compimento della maggiore età.