La Rivoluzione Francese da estendere all’intero Pianeta Terra
11 Aprile 2024Le primarie, i programmi, i perimetri
11 Aprile 2024A cura di Giovanni Faverin, Patrizia Fasson, Daniela Volpato
La diminuzione del tasso di natalità e l’invecchiamento della popolazione rappresentano ostacoli critici per il futuro economico e sociale dell’Italia, esigendo soluzioni immediate e concrete per invertire questa tendenza.
In questo contesto, le politiche attive del lavoro emergono come strumenti vitali per sostenere la natalità e incrementare la presenza femminile nel mondo del lavoro. Queste misure non solo mirano a facilitare l’equilibrio tra vita professionale e personale, ma anche a rafforzare il tessuto economico attraverso l’inclusione e la valorizzazione del capitale umano femminile.
Che fare?
Per contrastare questa tendenza, l’Italia avrebbe il dovere e l’opportunità di mettere in campo politiche attive del lavoro volte a promuovere l’occupazione femminile e a facilitare l’equilibrio tra vita lavorativa e personale. Una delle proposte più innovative adottata già in altri Paesi prevede l’introduzione di sgravi contributivi per le aziende che assumono donne, affiancati da bonus di detassazione. Questo approccio non solo mira a incentivare l’occupazione femminile, ma anche a offrire alle aziende un incentivo economico per investire sulle lavoratrici, promuovendo un ambiente lavorativo più inclusivo e paritario. La logica dietro questa mossa è chiara: aumentando l’occupazione femminile, si stimola la crescita economica e si contribuisce a mitigare l’impatto del declino demografico.
In parallelo, l’adozione del congedo di maternità pagato al 100% – rispetto all’attuale 80% – emerge come una strategia fondamentale per supportare le famiglie. Benché alcune aziende illuminate abbiano già implementato questa politica, è importante che lo Stato copra questa differenza alle aziende con detassazioni fiscali alle aziende che attivino questo tipo di politiche, assicurando che le donne non siano penalizzate per la decisione di avere figli.
Secondo l’OCSE, l’Italia spende circa il 1,7% del suo PIL in prestazioni familiari, una cifra inferiore alla media OCSE del 2,1%. Aumentare gli investimenti in quest’area potrebbe dunque avere un impatto significativo sul tasso di natalità.
Queste misure potrebbero notevolmente migliorare le condizioni per la creazione di nuova vita, ponendo le donne in una situazione più favorevole per conciliare le responsabilità familiari con quelle professionali.
L’attuazione di queste misure richiede un impegno congiunto da parte del governo, delle imprese e della società civile, con un cambio di mentalità verso una cultura del lavoro che valorizzi davvero l’equità, la diversità e l’inclusione. Investire in politiche che promuovono la natalità e l’occupazione femminile non solo può aiutare a invertire il trend demografico negativo, ma può anche portare a un più ampio riconoscimento del ruolo cruciale delle donne nell’economia e nella società italiana.
Per affrontare efficacemente la crisi demografica e promuovere una crescita sostenibile, l’Italia può trarre ispirazione da politiche innovative e di successo implementate in altri paesi. Queste politiche, focalizzate sul miglioramento della natalità e sull’integrazione delle donne nel mercato del lavoro, offrono preziosi spunti su come il welfare italiano possa evolversi per rispondere alle sue sfide uniche.
Modelli di sostegno dall’Europa
Per sostenere il lavoro femminile e garantire che le donne non debbano scegliere tra la carriera professionale e la maternità, diversi paesi hanno implementato politiche innovative che potrebbero servire da modello per l’Italia. Queste misure mirano a creare un ambiente di lavoro inclusivo che riconosca e supporti le esigenze uniche delle donne, promuovendo una cultura del lavoro più flessibile e equa. Ecco alcune politiche che l’Italia potrebbe considerare di adottare o espandere:
- Il Modello Nordico: Congedo Parentale e Parità di Genere
I paesi nordici, come la Svezia e la Norvegia, sono spesso citati come esempi eccellenti di come le politiche volte a sostenere le famiglie e l’uguaglianza di genere possano avere un impatto positivo sulla natalità. Questi paesi offrono congedi parentali estremamente generosi, consentendo sia ai padri che alle madri di prendersi un significativo periodo di tempo fuori dal lavoro con compensi vicini al 100% dello stipendio. Questo non solo stimola la natalità ma promuove anche una maggiore parità di genere a casa e sul posto di lavoro, incentivando una distribuzione più equa delle responsabilità familiari. - Il Modello Tedesco: “Elterngeld” e Flessibilità Lavorativa
La Germania offre un interessante esempio di come i sussidi per il congedo parentale e le politiche di flessibilità lavorativa possano essere utilizzati per incoraggiare sia la natalità che l’occupazione femminile. Il sistema di “Elterngeld” permette ai genitori di ricevere fino al 65% del loro stipendio precedente per un massimo di 14 mesi, a condizione che entrambi i genitori prendano un periodo di congedo. Questa politica è stata accreditata per aver aumentato sia i tassi di natalità che la partecipazione delle donne al lavoro. - Il Modello Francese: Asili Nido e Supporto alle Famiglie
La Francia si distingue per il suo approccio olistico al sostegno delle famiglie, combinando assegni familiari generosi con un accesso esteso e sostenuto a strutture per l’infanzia di alta qualità. Questo non solo facilita il rientro delle donne nel mercato del lavoro dopo la maternità, ma allevia anche il peso economico della genitorialità. Inoltre, le politiche francesi sono progettate per essere inclusive, assicurando che il supporto sia disponibile a una vasta gamma di famiglie. - Estensione e Flessibilizzazione del Congedo Parentale
Modello Svedese di Congedo Parentale: In Svezia, i genitori hanno diritto a 480 giorni di congedo parentale retribuito al 90% dello stipendio per i primi 390 giorni e a un tasso fisso per i rimanenti 90 giorni. Questo sistema flessibile permette ai genitori di spartirsi il congedo come preferiscono fino al compimento dell’ottavo anno di età del bambino, promuovendo una distribuzione più equa delle responsabilità familiari e lavorative. - Incentivi per le Imprese che Promuovono la Parità di Genere
Bonus e Agevolazioni Fiscali in Islanda: L’Islanda offre incentivi alle aziende che dimostrano un impegno concreto verso la parità di genere, inclusa la parità salariale. Questi incentivi possono assumere la forma di riduzioni fiscali o di accesso preferenziale a finanziamenti pubblici. - Servizi di Cura dell’Infanzia Accessibili e di Alta Qualità
Asili Nido Sovvenzionati in Francia: La Francia offre un vasto network di asili nido sovvenzionati, rendendoli accessibili a una vasta gamma di famiglie. Questo sistema non solo supporta le donne che rientrano nel mercato del lavoro dopo la nascita di un figlio, ma assicura anche che i bambini ricevano cure di alta qualità durante gli anni più formativi. - Politiche di Lavoro Flessibile
Lavoro da Remoto e Orari Flessibili nei Paesi Bassi: I Paesi Bassi sono stati pionieri nel promuovere politiche di lavoro flessibile, consentendo ai lavoratori di richiedere modifiche agli orari di lavoro o alla location, inclusa la possibilità di lavorare da remoto. Queste politiche aiutano i genitori a bilanciare più facilmente le responsabilità lavorative e familiari. - Programmi di Mentoring e Sviluppo della Carriera
Iniziative di Leadership Femminile in Norvegia: La Norvegia offre programmi di mentoring e sviluppo della carriera per le donne, mirati a ridurre il gender gap nei ruoli di leadership. Questi programmi forniscono alle donne le competenze, la fiducia e le reti necessarie per avanzare professionalmente. - Garanzie di Rientro al Lavoro
Politiche di Reintegrazione in Germania: In Germania, le donne in congedo di maternità o parentale hanno la garanzia di poter tornare alla loro posizione precedente o a una equivalente, riducendo l’incertezza professionale e incentivando la continuità lavorativa.
Implementando e adattando queste politiche, l’Italia potrebbe compiere passi significativi verso la creazione di un mercato del lavoro più equo e inclusivo, dove le donne non debbano più scegliere tra il loro sviluppo professionale e la maternità. La chiave del successo risiede nella volontà politica di adottare un approccio olistico che riconosca e affronti le specifiche barriere al lavoro femminile, promuovendo un ambiente lavorativo più flessibile e sostenibile per tutti.
(articolo concesso dal GIORNALE DEL VENETO)