
Finisce l’era Zaia. E adesso? Tra Palazzo Balbi e Cà Farsetti
16 Aprile 2025
Avvicinandoci al 25 aprile
22 Aprile 2025Sono trascorsi 68 anni dal 25 marzo 1957, data in cui a Roma sono stati firmati i Trattati Istitutivi della Comunità Economica Europea e della Comunità Europea per l’Energia Atomica.
A ben riflettere, nel lasso di tempo che ci separa da questa seconda data importante nella storia dell’Unione Europea, sono accaduti tantissimi fatti alcuni dei quali di portata straordinaria come rivoluzioni, a Cuba, conquiste spaziali, il mitico 1968, stragi efferate (noi italiani ne abbiamo conosciute molte), colpi di Stato, la caduta del muro di Berlino, guerre fratricide, genocidi, la creazione di una moneta unica per 20 stati europei e ancora molti altri eventi che hanno segnato la storia.
Con un ritmo incessante di accadimenti la storia non sta conoscendo pause, al contrario, sta correndo alla stessa velocità a cui ci hanno abituato nei tempi recenti le scoperte tecnologiche, molte delle quali dovute alle grandi capacità e alle enormi risorse economiche degli Stati Uniti d’America, il grande e storico alleato dell’Europa.
Storico e la sua contingente accezione lessicale lascia oggi aperti dubbi, interrogativi, preoccupazioni, senso di smarrimento di cui già altri su questa rivista hanno ben scritto.
Fatta questa premessa, credo sia interessante sottolineare quali siano le sfide che l’Europa si trova davanti e quali possano essere gli strumenti per affrontarle.
L’Europa di oggi, infatti, quasi all’interno di una nemesi storica, vede davanti a sé tre scenari che ricordano da vicino quelli già visti durante gli anni della sua fondazione come ha ben messo in luce il Prof. Federico Casolari nel suo editoriale del 26 marzo 2025 apparso su Federalismi.it.
1. La necessità di riportare la pace dentro il Continente, oggi scosso dallo stravolgimento dei basilari principi del diritto internazionale da parte della Russia.
2. il bisogno di difendere lo spirito della libertà di circolazione delle merci davanti al consolidarsi dei peggiori spiriti protezionistici.
3. il riemergere di spinte disgregatrici dell’unità europea da parte di movimenti di tipo sovranista e populista.
Davanti a sfide di questa portata quindi cosa fare?
Una prima strada da percorrere è quella di sfruttare il diritto primario esistente, dato che per il momento il processo di revisione degli attuali Trattati è di difficile attuazione, come dimostra il fatto che la Risoluzione del Parlamento UE del 9 giugno 2022 (che chiedeva la convocazione di una Convenzione per la revisione dei Trattati) non ha avuto seguito. Non è molto ma clausole passerella e cooperazioni rafforzate sono pur sempre utili strumenti.
Una seconda strada è quella di rinvigorire il senso di appartenenza all’Unione e quindi lo spirito di condivisione dei valori fondamentali, quelli tanto per essere più precisi ribaditi all’art. 2 del TUE dove si legge: “L’Unione si fonda sui valori del rispetto della dignità umana, della libertà, della democrazia, dell’uguaglianza, dello Stato di diritto e del rispetto dei diritti umani, compresi i diritti delle persone appartenenti a minoranze. Questi valori sono comuni agli Stati membri in una società caratterizzata dal pluralismo, dalla non discriminazione, dalla tolleranza, dalla giustizia, dalla solidarietà e dalla parità tra donne e uomini.” E tanto per essere ancora più concreti, in caso di disallineamenti di qualche Stato rispetto a questi valori, non avere remore nell’invocare il diritto internazionale e l’art. 60 della Convenzione di Vienna sul diritto dei trattati (clausola di violazione materiale) al fine di sospendere o far cessare l’applicabilità dei Trattati da parte dello Stato che si rendesse inadempiente.
Una terza strada percorribile è quella di rendere il diritto europeo quanto più flessibile e adattabile alle circostanze (come accaduto durante la pandemia), superando le rigidità legate al riparto delle competenze. Nel concreto proseguire come di fatto avvenuto con il Libro Bianco dello scorso 19 marzo in materia di difesa (European Defence Readiness) che prevede strumenti di finanziamento per gli Stati tramite titoli di debito europei.
Una quarta strada di carattere più generale, riguarda il ruolo che l’Unione Europea può giocare, specie nei prossimi 4 anni, per la difesa di quel multilateralismo, oggi da molti dileggiato, che però ha consentito il mantenimento della pace sostanzialmente sino ad oggi e che ha fatto, e può ancora fare, da argine alle violazioni e alla compressione dei diritti fondamentali.
In altre parole, potrebbe essere il (suo) diritto a salvare l’Unione, perché come ha ricordato un grande giurista israeliano, Aharon Barak: “There is always law according to which the state must act. There are no black holes where there is no law. And the law needs Muses. We need the Muses most when the cannons speak. We need laws most in times of war.”