
Il re è morto, viva il re
4 Agosto 2023
Il Piano B dei cattolici
27 Agosto 2023In una splendida location alle porte della città felsinea, si è tenuta, ormai a metà Giugno, l’assemblea nazionale dei Liberal Democratici Europei.
Dopo il congresso di Milano, a metà Gennaio scorso, l’associazione – che ha come scopo quello di promuovere la costituzione in Italia di un partico unitario liberal-democratico, all’interno del quadro politico dei partiti aderenti a “Renew Europe”- , si è riunita per stabilire come reagire agli eventi degli ultimi mesi, che hanno visto il litigio, non solo mediatico, e la rottura del percorso di federazione/fusione tra Italia Viva ed Azione.
La mattinata di Sabato 17 Giugno, aperta al pubblico e ai non iscritti, ha visto la partecipazione di molti esponenti dei tre partiti che rappresentano l’area di centro, più o meno liberale; come a sottolineare che, per quanto i due leader discutano e litighino, in realtà una gran parte delle tre compagini – compresa + Europa – aspira alla formazione di una realtà unica e unita, capace di raccogliere i voti degli elettori stufi del bipolarismo estremizzato presente oggi in Italia.
Sul palco, così come in presenza virtuale, si sono alternati, tra gli altri: Luigi Marattin e Raffaela Paita di Italia Viva; Giulia Pastorella e Mariastella Gelmini di Azione; Benedetto della Vedova di +Europa.
Ogni esponente, pur sottolineando le proprie peculiarità, ha espresso la volontà e la necessità di un fronte comune, che si ponga come alternativa, tanto ad una sinistra massimalista e populista, quanto ad una destra sovranista e pasticciona.
Il Venerdì pomeriggio del 16 è stato, invece, dedicato all’assemblea dei soci di LDE: dopo un’ anteprima del programma, sono stati formalizzati alcuni cambiamenti a livello dirigenziale, a cominciare dalla nomina di Andrea Marcucci alla carica di Presidente dell’associazione, e si sono discusse alcune proposte organizzative e strutturali di programma.
In particolare, il confronto si è incentrato sui contenuti di uno statuto che è ancora quello di un’associazione in fieri.
Qualche buona idea è stata presentata anche dagli esponenti di Rinascimento Azionista, corrente liberale del partito di Calenda.
Anche se, devo dire che, purtroppo, molti degli interventi, sia nella giornata di Sabato che in quella di Venerdì, non hanno aggiunto granché a quanto già espresso a Milano, o nei numerosi articoli e scritti apparsi in questi mesi, anche su Luminosi Giorni (l’ultimo https://www.luminosigiorni.it/2023/08/il-re-e-morto-viva-il-re/ di F. Vianello Moro)
Quel che è certo, comunque, è che l’estremizzazione dei due poli politici di destra e di sinistra, così come l’incompetenza populista di molti dei loro rappresentanti, non soddisfano più le esigenze di molti cittadini, ormai stanchi di dover scegliere tra opposte fazioni, che continuano ad essere antagoniste tra loro su astratte questioni di principio, senza riuscire a risolvere in maniera pragmatica i problemi che rendono difficile la vita quotidiana: ospedali che non funzionano; scuole allo sbando; previdenza sociale a rischio.
Finalmente sabato mattina, Alessandro De Nicola, fondatore dell’associazione, ha presentato ufficialmente il manifesto dei Liberal Democratici Europei, costituito da una serie di principi più o meno liberali, a tratti liberisti, che – è stato ribadito -, saranno la guida dell’attività politica della predetta alleanza e che serviranno come base del programma, per chi vorrà aderire alla nostra proposta politica.
Sono convinto che l’esito rilevante delle giornate Liberal Democratiche è stato proprio quello di aver individuato nell’enorme debito pubblico il vero nemico da combattere, nonché l’unica vera ragione per cui i governi nazionali e le amministrazioni locali non riescono ad intervenire in modo efficace e concreto sui problemi dei cittadini.
Infatti, sia a destra che a sinistra hanno spesso utilizzato lo spauracchio del vincolo esterno – l’Europa, il mercato, la globalizzazione, i poteri forti – per coprire la loro incapacità nell’affrontare una revisione completa della spesa pubblica primaria.
E allora si è molto insistito sulla necessità di ricomporre la spesa pubblica corrente, per renderla più incisiva, rivedendo i trasferimenti alle famiglie, alle imprese e agli enti pubblici, riformando i finanziamenti della sanità pubblica e dell’assistenza sociale. Questa, infatti, è l’unica strada percorribile per poter ridurre la pressione fiscale a livelli accettabili, senza intaccare o perdere il welfare sociale, fattore che caratterizza i paesi dell’Europa liberaldemocratica e li differenzia dagli Stati Uniti e dai paesi asiatici, come ben descritto negli ultimi capitoli di “Postwar” di Judt.
Certo, essendo quello preconizzato a Milano e Bologna un manifesto politico, ci sono ancora degli aspetti da approfondire e qualche piccola discrepanza; dubbi che non sono stati sciolti durante la riunione dei soci o l’assemblea pubblica. Entrambi gli appuntamenti, infatti, sono stati occasione solo un mero susseguirsi di singoli interventi più o meno legati tra loro, più o meno approfonditi.
Vero è che il tema del debito pubblico è la parte centrale e dominante del manifesto, che non dimentica, comunque, il mainstream, laddove parla di ecosostenibilità, Stato di diritto ed Europa.
Altro argomento che – pur menzionato nel dibattito che ha animato le due giornate di Bologna -, meritava sicuramente un maggior approfondimento, è il tema dell’istruzione, descritta in alcuni interventi come l’unico ascensore sociale, assieme alla libera concorrenza.
Quella che si è auspicata è una scuola autonoma, basata sul merito degli studenti e, soprattutto, degli insegnanti; capace di formare i cittadini del futuro. Ne ho parlato anche in altro mio articolo (https://www.luminosigiorni.it/2022/12/liberal-forum/).
Ora che sono stati definiti i principi di programma e che sono stati chiariti quali sono i vincoli che delimitano il percorso politico che vogliamo seguire – ossia quello che ci consentirà di affrontare e vincere le sfide politiche alle quali noi Liberali saremo chiamati a rispondere -, serve definire come concretizzare tali principi e come applicarli nella gestione quotidiana del nostro Paese e dei suoi territori. Bisogna, anzitutto, costruire la struttura organizzativa necessaria a far conoscere le proposte liberali ai cittadini e ai possibili elettori. Al riguardo, le esperienze passate in Azione indicano che i gruppi tematici, che discutono di argomenti ben precisi, sono il primo passo per rispondere alle esigenze dei cittadini e creare e far crescere un gruppo dirigenziale che possa essere di supporto al movimento.
Si tratta poi di costruire una struttura politica territoriale capillare, per poter intercettare le attuali esigenze dei cittadini e veicolarle verso i gruppi di studio per lo sviluppo delle proposte. Una struttura che deve essere leggera, poco burocratizzata, che consenta di prendere decisioni rapide e condivise localmente; ma anche molto responsabilizzata, per cui chi sbaglia deve lasciare il posto a chi può far meglio. Perchè sono convinto che, anche se ci chiamiamo liberal-democratici, qualsiasi struttura costruiamo dovrà essere democratica, contendibile e scalabile. Diversamente, saremo destinati inevitabilmente a fallire nel nostro obiettivo.