
Pensieri in libertà
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13 Gennaio 2025L’annuncio del primo sciopero dei trasporti dell’anno, già al primo venerdì dopo il rientro dalle vacanze natalizie, induce ad alcune riflessioni.
I trasporti sono un servizio essenziale non solo perché indispensabili per la mobilità in genere, ma anche perché permettono l’esercizio ed il godimento di altri diritti garantiti dalla Costituzione: in primis il diritto all’istruzione ed alla salute. Per andare a scuola serve l’autobus, per andare in ospedale serve l’autobus. Lo sciopero nei trasporti non solo impedisce al cittadino di muoversi, ma gli impedisce anche di avere accesso a servizi che sono garantiti dalla Costituzione.
Lasciamo ad altra sede le, pur doverose, considerazioni giuridiche sul rispetto del dettame costituzionale da parte di scioperi di cui non si conosca la motivazione, o la cui motivazione sia prettamente politica.
O, ancora, la questione se sia corretto ricomprendere nella tutela costituzionale anche le astensioni dal lavoro proclamate da sindacati con bassa o bassissima rappresentatività. Che di fatto succedono, e capiamo così perché nel 2024 ci sono state globalmente ben 622 mobilitazioni, stando a quanto riporta il Corriere della Sera (https://www.corriere.it/economia/lavoro/24_dicembre_30/lavoro-51-scioperi-al-mese-nel-2024-dopo-le-feste-ripartono-le-proteste-45-in-programma-a-gennaio-e9ebba2e-aee5-488b-abe4-a54287ba1xlk.shtml).
Soffermiamoci qui su due altri aspetti.
La conseguenza principale della mancata disponibilità di mezzi pubblici a causa dello sciopero è che i cittadini prendono la macchina.
Ora: a Venezia i cittadini cosa possono fare, in caso di sciopero dei vaporetti? Non possono fare niente e devono stare a casa, non andare a scuola, rinunciare a quella visita in ospedale prenotata da un anno proprio per questo venerdì, e chissà quando ci daranno il prossimo appuntamento. A Venezia non esiste alternativa privata ai mezzi pubblici che sia a prezzi accessibili (prendere un taxi acqueo, per i più non è abbordabile). La scelta di spostarsi a piedi in assenza di mezzi pubblici non è percorribile, vuoi per le distanze, vuoi perché per alcuni (anziani, invalidi, infortunati, genitori con passeggino, cittadini con valigie o carretti…) spostarsi a piedi potrebbe davvero essere impossibile. È di tutta evidenza che in questo caso lo sciopero dei mezzi pubblici ha tutt’altro impatto e assume tutt’altra valenza, non più mero esercizio di diritto garantito dalla Costituzione con conseguenze puramente economiche sul piano del rapporto di lavoro e, al massimo, un po’ di disagio per gli utenti interessati.
Laddove – come a Venezia insulare – i cittadini non hanno alternative alla mobilità pubblica, in uno stato di diritto la mobilità pubblica deve essere garantita sempre, senza eccezioni. Ma torniamo alla soluzione di prendere il proprio mezzo privato quando i traporti pubblici scioperano. Nel resto d’Italia, dove un’alternativa privata al mezzo pubblico è invece possibile, normalmente si fa di tutto per scoraggiare l’uso proprio del mezzo privato, a causa dei gravissimi problemi ambientali che ci attanagliano.
Per fare un esempio, in questi giorni sono in distribuzione incentivi, finanziati con fondi pubblici, per fare l’abbonamento ai mezzi di TPL e lasciare a casa la propria vettura. Si tratta di un’iniziativa, destinata agli intestatari o possessori di motoveicoli o autoveicoli, volta a frenare l’utilizzo dei mezzi privati e a incentivare la mobilità in bus e tram. Questa e simili iniziative volte a preferire i mezzi pubblici alla propria vettura sottolineano l’urgenza della questione ambientale e l’impatto negativo che su di essa ha l’uso del mezzo privato, a maggior ragione in giornate con concentrazioni alte di smog quali quelle invernali. Ecco che lo sciopero dei trasporti si pone apertamente in contrasto con questa iniziativa e, chiaramente, anche con l’esigenza di tutelare l’ambiente, vanificando gli sforzi per promuovere l’uso dei mezzi pubblici. Lo sciopero dei traporti pubblici è quindi un’iniziativa totalmente antiecologica, ed è urgente che vada visto e valutato anche in questa luce.
L’incongruità di questa forma di lotta sindacale non si ferma però al piano degli obiettivi politici, bensì rileva anche sul piano dell’utilizzo dei soldi pubblici. L’assenza di mezzi di TPL vanifica di fatto lo stanziamento di fondi pubblici finalizzato a lasciare le vetture in garage, obiettivo che lo sciopero rende inattuabile: un cittadino percepisce un bonus per fare una determinata cosa che nella pratica poi non può fare, quantomeno non sempre o non tutte le volte che ne avrebbe bisogno. La sospensione del servizio di TPL nelle frequenti giornate di sciopero rende quindi, di fatto, parzialmente impossibile il raggiungimento dell’obiettivo dello stanziamento di denaro pubblico. Certo, il problema non si porrebbe se lo sciopero fosse una tantum, ma con uno sciopero dei trasporti ogni mese, o più frequentemente ancora, è chiaro che il tema ha tutt’altra rilevanza. Il danno quindi non è più solo politico, non è più solo sociale, non è più solo ambientale, non è più solo economico per le aziende di TPL ma è anche finanziario ai danni delle casse statali.
In un quadro generale, il grave impatto ambientale causato dalle giornate di sciopero è un aspetto molto grave, finora non adeguatamente evidenziato. In un contesto dove si fatica a reperire risorse per il riscaldamento anche a causa dei conflitti oltre confine, dove si fa di tutto per promuovere una cultura dell’utilizzo oculato delle risorse, dove si cerca di favorire la sharing economy anche dal punto di vista della mobilità condivisa, dove giustamente si punta il dito contro i tradizionali roghi del “panevin” per i loro gravi impatti sulle concentrazioni di PM10 in atmosfera, una singola giornata di sciopero dei trasporti butta tutti questi sforzi nell’inceneritore, e la cosa è tanto più impattante quanto più frequenti sono gli scioperi dei trasporti.
La lotta sindacale per i diritti dei lavoratori, se motivata da serie ragioni di ordine economico-contrattuale, è sacrosanta, ma non si può pretendere di esercitarla in spregio di altri diritti costituzionalmente garantiti: lo dice anche la stessa Costituzione.
Immagine di copertina © VeneziaToday



