ANIMALS Guardare il mondo e gli umani dalla parte delle altre anime viventi
29 Agosto 2024CONO DI LUCE La poesia non si consuma: dire l’infinito con le poesie di Michela Manente.
29 Agosto 2024Con l’hashtag #drindrin, un altro gruppo di liberali si presenta al pubblico di Twitter, richiamando l’urgenza per i cittadini italiani di risvegliarsi da una sorta di apatia e insoddisfazione, che ha spinto molti a disertare le urne e altri a dividersi tra due fazioni politiche che, alternativamente, hanno governato il nostro Paese negli ultimi vent’anni, determinando l’attuale contesto socio-politico.
Fa un po’ strano sentire, ancora una volta, le stesse espressioni come ad esempio : “Bisogna svegliarsi”; “Serve affidare il paese a persone competenti”, che ricordano sia le prime proposte del Movimento 5 Stelle; sia l’appello di Carlo Calenda con “Siamo Europei” prima e “Azione” poi.
Tuttavia, M. Boldrin e A. Forchielli, promotori dell’iniziativa #drindrin, hanno una reputazione e uno “standing” ben diversi dai precedenti: il loro rispettivo curriculum e la loro esperienza potrebbero finalmente fare la differenza, non solo per superare questo momento di incertezza, ma anche per proporre una visione concreta dell’Italia del futuro.
È indubbio, infatti, che attualmente – nonostante lo spostamento di Forza Italia verso il centro sui temi dei diritti civili e dell’immigrazione -, sussista una evidente frammentazione della proposta liberale, che fatica a esprimersi con un programma politico di medio e lungo termine.
In Luminosi Giorni abbiamo già trattato questi temi in numerosi articoli, come quello recente di F. Moro (Imprenditore Vs. Politico, il grande equivoco – Luminosi Giorni) e quello di F. Vianello Moro (Del centro, dei liberaldemocratici, del centrosinistra – Luminosi Giorni) che suggeriva l’unica strada percorribile per un partito liberale: allearsi con il Partito Democratico, nella speranza di poter riformare il centro-sinistra e orientarlo verso posizioni più riformiste, pragmatiche e adeguate ai tempi.
Personalmente, tuttavia, condivido la posizione espressa pochi giorni fa da A. Marcucci, Presidente dei LibDem Europei: se i liberal-democratici vogliono costruire qualcosa di solido, devono puntare sulla coerenza, senza cercare di adattarsi a compagni di viaggio che non aderiscono alla stessa idea di come dovrebbe essere l’Italia nei prossimi decenni. Ritengo, quindi, fondamentale focalizzarci sulle nostre proposte e idee.
Ne ho scritto anche in queste pagine (Il futuro dei Liberali: un possibile percorso – Luminosi Giorni), partendo dal programma proposto dai Liberal Democratici Europei (LDE) e sottolineando alcuni punti programmatici irrinunciabili per chi desidera riunire le varie anime liberali in un’unica formazione o creare una coalizione alternativa allo scenario politico attuale.
Quali sono, invece, i temi controversi nel panorama liberale, che devono essere chiariti per costruire una “casa comune”? Anzitutto, è necessario definire il confine tra pubblico e privato in due settori particolarmente importanti e complessi: la sanità e l’istruzione.
Il sistema sanitario nazionale è da tempo caratterizzato da una forma di “turismo sanitario”, che spinge chi ha bisogno di cure a spostarsi da regioni con ospedali poco efficienti verso strutture che garantiscono standard di qualità più elevati. Anche nelle regioni virtuose quali il Veneto o la Lombardia, i cittadini sono costretti ad affrontare quotidianamente, difficoltà di accesso a esami e visite a causa delle lunghe liste di attesa.
È vero che, in varie regioni, il sistema sanitario presenta già alcuni servizi spesso offerti da cliniche o laboratori privati convenzionati con lo Stato; tuttavia, queste convenzioni dimostrano quanto rischiosa e subdola sia la strada della privatizzazione. Infatti, ci si trova spesso in strutture mal tenute, alle volte con personale poco educato e preparato e alcuni medici che effettuano le visite rapidamente e superficialmente.
Ci si chiede come sia possibile che lo Stato – ossia noi cittadini -, paghi queste strutture senza definire un livello minimo di servizio e senza monitorarne la qualità.
Siamo sicuri che un ulteriore coinvolgimento delle strutture private migliori il servizio che deve essere offerto ai cittadini in modo uniforme, indipendentemente dalla regione di provenienza e dalla classe socio-economica?
Considerando l’importanza di rivedere e ottimizzare la spesa pubblica, non sono convinto che la privatizzazione in ambito sanitario – a fronte di un servizio spesso scadente – sia il modo migliore di spendere i nostri soldi. Su questo punto, pertanto, dobbiamo essere fermi: è necessario investire nel Servizio Sanitario Pubblico per garantire a tutti i cittadini lo stesso livello di assistenza.
D’altro canto, anche il sistema scolastico pubblico italiano presenta indubbiamente gravi lacune e criticità. Anzitutto, pur non esistendo un “turismo scolastico”, le statistiche mostrano chiaramente la diversa preparazione ricevuta dagli studenti a seconda della regione di appartenenza. I resoconti annuali indicano, inoltre, una riduzione del livello medio di preparazione. In questo settore, ci sono proposte di privatizzazione della scuola: dare a tutte le famiglie la possibilità di scegliere anche strutture private, magari con il supporto statale per i redditi bassi.
Un primo problema potrebbe essere quello di garantire la laicità dell’insegnamento, dato che molte strutture private in Italia sono scuole cattoliche paritarie, ovvero conformi agli ordinamenti vigenti, ma gestite da enti religiosi. Anche se il numero di queste scuole è leggermente diminuito, così come il numero di alunni iscritti, potrebbero presto crescere le scuole coraniche.
Esistono anche eccellenze non confessionali, come la Università Bocconi, riservate a pochi privilegiati non solo per censo, ma anche per merito.
L’istruzione è un potente ascensore sociale, che permette al figlio di un operaio di aspirare a diventare il direttore della fabbrica in cui lavorava il genitore. Negli anni d’oro, alcuni imprenditori italiani lo avevano capito, e molti giovani operai formatisi nelle scuole della FIAT sono poi diventati imprenditori essi stessi.
Per questo motivo, è essenziale assicurare un servizio scolastico inclusivo e omogeneo, che permetta a tutti gli studenti di ricevere un’istruzione adeguata per affrontare il futuro. Non sto proponendo di chiudere le scuole paritarie, ma di indirizzare correttamente la spesa pubblica, investendo nel sistema scolastico nazionale per renderlo un’eccellenza (pensando in primo luogo alla formazione e alla selezione del personale docente).
Naturalmente, queste brevi riflessioni non possono esaurire adeguatamente il dibattito su temi così importanti; tuttavia, spero che possano, comunque, servire da spunto per chi, come me, desidera finalmente vedere un Partito Liberal-democratico capace di sviluppare politiche concrete e unitarie, in grado di rispondere alle esigenze dei cittadini, mantenendo l’Italia all’interno di una Comunità Europea sempre più coesa e influente sullo scenario mondiale.