COSTUME & MALCOSTUME – La sospensione dell’incredulità
15 Maggio 2024Tutti pazzi per le meravigliose ragazze Reyer
22 Maggio 2024Il tavolo della politica italiana e tutto l’ambaradan della comunicazione che circola attorno, sembrano imbanditi per una succulenta e ricca cena in cui le pietanze principali sono: il Premierato, la separazione delle carriere che è parte della riforma della Giustizia, il posizionamento in Europa (quali alleanze, per eleggere chi).
Poi vai a leggere meglio la preparazione dei piatti e ti accorgi che si sta parlando di niente.
Il niente dovuto a un’indeterminatezza, a una confusione e contraddizione di contenuti tale per cui il focus è tutto sugli annunci e sui proclami; difficile reperire delle proposte di legge strutturate e articolate in disegni di legge pronti per essere discussi nella sedi deputate del Parlamento.
In una stagione di comunicazione iperbulimica si pensa di poter trasformare la Gazzetta Ufficiale in un thread di Twitter.
Tutti ad annunciare, tutti a commentare, tutti a sproloquiare, nessuno a legiferare.
Sarà anche l’effetto della scadenza delle prossime Europee ma la spinta all’evanescenza e alla inconsistenza sta raggiungendo livelli parossistici.
Ci sono Liste personalizzate che nel simbolo portano nomi e cognomi di candidati che hanno già dichiarato che poi a Bruxelles non ci andranno mai: qualcosa che assomiglia a una truffa legalizzata.
C’è una campagna elettorale il cui unico obiettivo è poter misurare il proprio gradimento: un sondaggio su vasta scala organizzato coi soldi pubblici, invece che pagare le varie Società di rilevazione che settimanalmente ci sciorinano le loro previsioni (meno zero virgola, più zero virgola).
Il Premierato ormai è il più classico dei terreni di scontro identitari in cui c’è chi annuncia la soluzione di tutti i problemi della governabilità italiana e chi per converso vede la minaccia di una delle tante forme di autoritarismo a cui la nostra Repubblica, a giorni alterni, andrebbe soggetta.
Poco conta che chi oggi si oppone con pervicacia e con il dispiegamento di robuste truppe di opinionisti e di esperti in uno “ieri” nemmeno troppo lontano vedesse in una possibile riforma di questo stampo un punto di approdo equilibrato e moderno.
E’ il consueto gioco delle parti: opposizione ideologica a tutto tondo mentre il confronto di merito sta a zero.
La riforma della Giustizia, nella sua parte della separazione delle carriere, offre un altro spaccato di contrapposizione aprioristica.
La politica – la parte di CentroSinistra supportata dal populismo Pentastellato – che da più di 30 anni ormai ha delegato alla Magistratura il governo della Cosa Pubblica e persino il delicato terreno dei Diritti si trincera dietro le posizioni dell’Associazione Nazionale Magistrati (ANM per abitudine giornalistica) per rigettare qualsiasi ipotesi di ammodernamento e di responsabilizzazione delle funzioni.
Con il che si preferisce essere compagni di banco di Turchia, Romania, Bulgaria (unici paesi in cui vige ancora un sistema di sovrapposizione fra le funzioni inquirenti e giudicanti) piuttosto che provare a cambiare classe e stare assieme a Svezia, Francia, Germania, Regno Unito, Canada e Stati Uniti (per citarne solo alcuni di quelli che non ci pensano nemmeno alla deresponsabilizzazione).
Contenti loro.
Dell’Europa, dei suoi limiti, delle riforme sostanziali che bisognerebbe implementare (sistemi decisionali – no al diritto di veto, politica della difesa, politica energetica, politica fiscale) o delle strategie geopolitiche che bisognerebbe provare a disegnare non parla nessuno o, meglio, non ne parlano quelli che sono impegnati a fare propaganda per sé stessi e che amano i proclami e non l’esercizio della responsabilità politica. Qui da noi pochi, troppo pochi se ne fanno carico (Stati Uniti d’Europa su tutti)
Per fortuna che al di fuori dei nostri confini nazionali le altre forze politiche in larga parte basano la loro campagna elettorale su quei temi e non sulle chiacchiere.
Con il che poi non lamentiamoci che l’Europa non ci premia…
Le pietanze allestite dalle nostre compagini politiche non solo sono vuote di contenuti, ma alla fine rischiano di risultare anche indigeste.
Il giorno dopo l’esito elettorale, finiti i vari festeggiamenti o assorbiti i rimpianti, si dovrà tornare a tavola; una tavola con ben altro menù: lo stato dell’economia nazionale.
Può sembrare noioso ma non si può prescindere dall’esposizione di alcuni dati ufficiali.
Abbiamo un Debito Pubblico che è salito vertiginosamente (effetto pandemico, ma non è un alibi – era già altissimo anche prima) fino alla stratosferica cifra di 2.895 Miliardi€ e rappresenta il 138% del PIL (altro che il rispetto dei parametri europei, anche se addolciti e addomesticati).
Un PIL di 2.100 Miliardi€ che sale anno dopo anno fiaccamente dello 0 virgola, 0,5% quest’anno. Il che rappresenta una zeppa e un disincentivo alla crescita del reddito medio e del conseguente potere d’acquisto di noi italiani.
Il nostro reddito medio, al netto dell’inflazione, è ancora significativamente al disotto dei valori del 2008 (l’ultima grande crisi finanziaria del secolo attuale).
La nostra produttività è troppo bassa per aiutare a risistemare i conti pubblici e la nostra situazione demografica non ci aiuta a limitare le spese del welfare.
A marzo 2024 si stima che l’indice destagionalizzato della produzione industriale diminuisca dello 0,5% rispetto a febbraio. Nella media del primo trimestre si registra un calo del livello della produzione dell’1,3% rispetto ai tre mesi precedenti: non proprio un buon risultato.
Eppure c’è ancora chi pensa che sia solo la leva della Spesa pubblica che ha ormai raggiunto il 57% dell’intero PIL (in crescita costante anno dopo anno) a trainare l’economia.
Infatti se siamo ancora lì è proprio perché la spesa pubblica è troppo alta e spesso improduttiva e magari anche fuori controllo
L’ultimo campionato lo hanno vinto alla grande i Pentastellati non da soli, peraltro, che hanno prima voluto e poi difeso strenuamente quel Superbonus 110% che sta costando alle casse dello stato 130 Miliardi€ e che finora nessuno è riuscito a sterilizzare come sarebbe stato necessario, visto che i suoi effetti perversi avranno ricadute ancora per qualche anno.
Solo per non “mangiare memoria” questa magnifica pensata di qualche brillante economista che aderisce alla Modern Monetary Theory (MMT), è tutta basata sul concetto di “gratuitamente”, e costa il 67% dell’intero ammontare del PNRR che è stato finanziato con ben altri presupposti e ben altri vincoli: infatti stiamo in ritardo e in affanno nell’esecuzione dei progetti e delle riforme strutturali che lo giustificavano.
E quindi da giugno in poi che altro banchetto ci preparate?
Di che cosa ci verrete a parlare?