
Queste vituperate democrazie occidentali
7 Febbraio 2025
Sono solo canzonette?
8 Febbraio 2025Ho seguito il convegno di Milano in cui l’on. Giulia Pastorella consacra la sua candidatura a Segretaria di Azione. L’ho fatto con l’attenzione di un iscritto a questo Partito che intende votare al prossimo Congresso Nazionale. Ho avuto un’impressione molto positiva dell’On. Pastorella e la voterò anche se temo avrà da sostenere un percorso difficile perché anche Azione finora è stato un partito personale.
Ho particolarmente apprezzato:
1. L’obiettivo di aggregare i coriandoli sparsi liberaldemocratici, e di superare le incompatibilità anche di caratteri finora emerse.
2. Gli interventi di Marattin e di De Nicola
Mi par di capire come lo sforzo sia quello di aggregare un’area laico-liberale, nella quale peraltro io, antico sostenitore del vecchio e glorioso PRI di Bruno Visentini, Toni Casellati, Gaetano Zorzetto, Chicco Bondi, e altri, mi trovo perfettamente. Al convegno mi aveva lasciato perplesso la mancanza di alcuni personaggi. In primis Carlo Cottarelli e il prof. Michele Bordin già promotore di Fare per fermare il declino. L’On. Pastorella poi mi ha assicurato via mail che Cottarelli aveva solo avuto un altro impegno ma avrebbe partecipato all’incontro, così anche l’Istituto Bruno Leoni, con il quale Pastorella stessa collabora in via continuativa e ha anche scritto un capitolo di un libro edito proprio da IBL dal titolo LE SFIDE DELLE POLITICHE DIGITALI IN EUROPA. Non so quanto possa essere interessata anche la Fondazione Luigi Einaudi. Nell’orizzonte italiano l’aggregazione dei mini-partitini esistenti – Azione, Più Europa, Orizzonti Liberali (Marattin) e magari I.V. – sarebbe comunque un obiettivo più che lodevole. L’area, secondo Renato Mannheimer è stimata intorno a un 10% di consensi; quindi un nuovo partito avrebbe grossomodo un peso analogo a Forza Italia o Lega.
IO VORREI QUALCOSA DI PIÙ, forse per deformazione professionale, avendo lavorato per tutta la vita in multinazionale. Vedo come il problema primario italiano sia lo SVILUPPO ECONOMICO, mancato nei 20 anni pre-Covid, come dal grafico OECD (vedasi sotto). Mancato sviluppo caratterizzato anche da un tonfo del PIL del 10% circa negli anni 2009 – 2013, con la perdita/chiusura di circa un 25% di aziende e di capacità produttiva. Il tutto accompagnato da una continua crescita del debito pubblico, con un’evoluzione che parte dalla fine del c.d. miracolo economico degli anni ’50 a parte dei ’60. Così, se la globalizzazione, seguita alla caduta del muro di Berlino, ha sconvolto le logiche produttive e dell’economia mondiale, creando disagio in Occidente e un allargamento della forbice ricchi/poveri (aumento dei poveri e concentrazione della ricchezza; deindustrializzazione), l’Italia ha sofferto più di altri paesi, anche se la reazione popolare è stata in genere meno forte, ma ha comunque provocato il trionfo del populismo alle elezioni del 2018 e successo della destra ora.
From OECD ECONOMIC SURVEY OF ITALY– EXECUTIVE SUMMARY – April 2019
Certo che da noi pesano anche fattori strutturali specifici del nostro paese, come giustamente scrive Salvatore Rossi in La politica economica italiana dal 1968 a oggi – Laterza, 2020, In particolare non sono ancora sostanzialmente mutati certi tratti strutturali di debolezza dell’economia italiana, assoluti e relativi: un reddito pro-capite contenuto, riflesso di un tasso di occupazione ancora basso nel confronto con gli altri grandi paesi avanzati, nonostante i recenti progressi; una dimensione media delle imprese, relativamente piccola e un assetto proprietario ancora per certi versi premoderno basato sul controllo e la gestione familiari; il dualismo Nord-Sud; una specializzazione produttiva mediamente poco incline alle tecnologie innovative; mercati dei beni e, soprattutto dei servizi con residue imperfezioni della concorrenza.
Ma è legittimo pensare come vi sia nella politica italiana un qualche malfunzionamento. Non è questa la sede per un approfondimento, ma direi comunque che è mancata una politica industriale e una delle privatizzazioni. Siamo entrati deboli nell’Euro. Abbiamo venduto anche i gioielli di famiglia senza una filosofia, ma pressati dai vuoti di bilancio e dalle regole europee. Ma, soprattutto, e qui cito Carlo Cottarelli nel suo I Sette peccati capitali dell’economia italiana, Feltrinelli, 2018, noi abbiamo una over-regulation. Nordio scriveva, prima di diventare ministro, che abbiamo 210 volte le leggi della Germania. Non vorrei offendere gli avvocati, ma il fatto che in Italia siano circa 240.000, 1 ogni 240 italiani, offre lo spunto a continue ed eccessive azioni giudiziarie (solo a Roma vi sono più avvocati che nell’intera Francia, dove il rapporto è 1 a 1000 cittadini, in Svezia 1 a 2500). La burocrazia è pesante, non quanto a organici ma a procedure, la giustizia la conosciamo. Corruzione diffusa condisce il tutto. Quindi abbiamo un paese meno attraente per chi investe, soprattutto da fuori e che spesso preferisce affrontare costi del personale maggiori ma non venire da noi.
Quanto alle privatizzazioni, cito l’esempio della Svezia che ne ha fatto strumento di sviluppo, dal 1995, fissando il principio: infrastrutture pubbliche ma servizi privati e in concorrenza.
Non vado oltre. Ma insisto nel dire che la ns. priorità è lo SVILUPPO, di fronte ad una domanda di salari e stipendi che non si adeguano all’inflazione, alla carenza di case e non solo del social housing, la sanità che conosciamo, il bisogno di welfare non soddisfatto come l’assistenza ad anziani e disabili.
In questo senso, un partito che abbia propri concetti c.d. liberali, come Mercato, Concorrenza e Merito, stato ridotto all’essenziale ma efficiente e guida dove è necessario, potrebbe non essere limitato all’area laica o laicista, e contare su una quota di consensi più larga.
Ha ragione l’avv. De Nicola che occorre un progetto. Lo si faccia, mettendo come primo obiettivo lo sviluppo, conditio sine qua non anche per allargare il welfare. E capisco l’On. Marattin che prevede tempi medio-lunghi per avviare una iniziativa comune, perché vi sono, pur nelle micro-dimensioni dei vari partitini, antipatie se non odi o rancori personali che sono da superare. Ma superata – spero presto – questa fase, io vedrei opportuno un lancio forte, brillante, con un adeguato supporto mediatico, di un nuovo partito che costituirebbe una vera novità in Italia e che proporrebbe un’alternativa all’attuale governo di destra, ma anche all’attuale posizione del PD che sembra simile a quella di Landini. Non abbiamo risorse per fare tutto, dalla sanità a un maggiore welfare: occorrono risorse, e solo lo sviluppo può assicurarle, oltre a meno sprechi, meno corruzione e lotta vera alla evasione fiscale oggi con alcuni settori volutamente e dolosamente trascurati perché orticello elettorale di partiti ben noti.
Il populismo, inteso come la proposizione di soluzioni apparentemente semplici a problemi complessi, colpisce tutto l’Occidente. Mi rendo anche conto che uno dei fattori che hanno alimentato il vento di destra è anche e fortemente l’immigrazione, sia i flussi che arrivano sia, soprattutto nei paesi ex coloniali, le presenze più o meno ghettizzate esistenti. È tema che andrebbe approfondito e che non può essere affrontato con la politica dei muri finanziando Turchia, Libia e Algeria, anche ignorando gli aspetti umanitari che ben conosciamo. Dovremmo a mio avviso avviare una apolitica selettiva che copra le nostre carenze di lavoratori, come propone Confindustria, favorendo anche l’integrazione di chi è nato qui o ha frequentato le nostre scuole, e che oggi si sente legittimamente escluso, e costituisce spesso un potenziale pericolo.
E qui vengo ad Azione e al prossimo congresso. Spero che Pastorella vinca la sua corsa a Segretario nazionale. Calenda è stato un bravo ministro ma non lo vedo leader efficace, Pur prendendo con le pinze i sondaggi, siamo fermi oscillando tra il 2,6% (Manheimer Piazza Pulita, La 7, 7 febbraio), al 3,5 con rare punte più alte. Già questo dato a mio avviso consiglia un cambio di cavallo. Oggi non basta la competenza, la serietà nell’approccio ai problemi: stiamo vivendo un’epoca di rapide trasformazioni, con la globalizzazione prima, l’avvento di Trump ora, con un’Europa in crisi, vaso di coccio tra due vasi di ferro, Cina (e BRICS allargati) e USA che si contendono il dominio del mondo. Dobbiamo quindi anche dare più forza all’Europa, non disfarla, procedere verso una progressiva integrazione magari anche non di tutti in 27 ma con un nucleo di paesi interessati.
Per questo ho scelto di votare Pastorella, per lanciare con successo una forza liberaldemocratica che possa avere un peso nell’agone politico e convincere molti elettori che non è il populismo e/o il sovranismo che risolveranno i nostri problemi.