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8 Febbraio 2025L’amico Franco Vianello Moro su questa testata https://www.luminosigiorni.it/mondo/pensieri-in-liberta/ si interroga con accorato sgomento (sentimento che, dico subito, condivido) sul come e perché le democrazie liberali sono in crisi. Franco pone l’accento sul fatto che è il vecchio funzionamento della manifestazione del consenso ad essere reso difficile dalla tecnologia, dalla diffusione delle fake news, dall’assenza di corpi intermedi, sul fatto, semplicemente, che la nostra società è diventata più difficile, più liquida, io direi anche più ignorante nel senso letterale del termine, e dunque più facilmente manipolabile. Tutto vero quello che dice Franco ma io aggiungerei un altro elemento.
Un conoscente ha l’abitudine di copiare integralmente sulla sua pagina Facebook articoli su articoli de Il Fatto Quotidiano (di cui evidentemente è un grande ammiratore) e a me, certo non un fan di Travaglio & C., capita di leggerli volentieri perché costituiscono per le mie opinioni uno stress test; trovo infatti posizioni sulle quali nella maggior parte dei casi non concordo, anzi spesso radicalmente dissento, poste però in modo intelligente e scritte con una prosa godibile (Travaglio in particolare è una penna brillantissima). Dico modo intelligente perché utilizzano una tecnica argomentativa che apparentemente dimostra una cosa ma in realtà non la dimostra affatto ma ne veicola, se non sottoposta ad analisi critica, la parvenza di verità quasi epistemica, tanto da convincere il lettore non attento. Da qui appunto il valore di stress test: leggo, rifletto e incamero un punto di vista diverso dal mio, cogliendone gli eventuali difetti e/o contraddizioni oppure (assai raramente ma capita) concordo con quanto leggo. Il 7 gennaio u.s. però è uscito un pezzo di Elena Basile intitolato “La tecno-destra, l’ha creata chi ora piange” e.. altro che stress test! Mi sono trovato di fronte a qualcosa che era ben più che una semplice opinione diversa dalla mia.
Il brano di Basile è un perfetto paradigma della citata tecnica di argomentazione. La tesi centrale di Basile (NdR: tutti gli incisi in corsivo sono citazioni letterali dall’articolo) è che le liberal-democrazie non sono una alternativa a Trump e ad altre destre impresentabili: ne sono la necessaria preparazione. Addirittura come negli anni 30: il lavoro sporco fu eseguito dai nazisti, ma gli artefici erano i grandi gruppi industriali che hanno permesso e finanziato l’ascesa di Hitler. Insomma, non la “tocca piano”. Ora, qui sinceramente non capisco il vero pensiero di Basile perché dalla parole riportate verrebbe da intendere che la sua tesi è che le democrazie liberali, in quanto intrinseche al sistema capitalistico, sono necessariamente destinate a finire male. Cioè contengono i germi del tumore che è destinato a corromperle dal di dentro: la deregulation, il monetarismo, la perdita di potere negoziale dei lavoratori, il nazionalismo, la libertà sfrenata della belva capitalistica e l’uso brutale della forza contro le parvenze dello Stato di diritto, la censura perfino (pur scrivendo lei tranquillamente quello che vuole). Non si tratterebbe, dunque, di difetti (veri o presunti), di distorsioni, di malfunzionamenti di un sistema da correggere e contrastare con una politica saggia ma proprio di un vulnus intrinseco. Poi però Basile sostiene che no, che lei anzi ha difeso la modernità occidentale, la tradizione politica e culturale che a partire dalla rivoluzione illuministica, grazie a Locke e a Voltaire, ha modellato la società dei diritti individuali contro la ragion di Stato, la democrazia delle minoranze. Insomma, lei asseritamente non ce l’ha con il liberalismo in linea di principio, ma questo è stato tradito dalla politica, dagli inetti politicanti di tutti i colori che hanno la colpa di aver ridotto le democrazie attuali a una sozzeria. Colpevoli, peraltro, di essere incapaci di comprendere la grandezza e la legittimità di culture e storie differenti come quella russa, cinese o persiana..
Verrebbe da ribattere che il citato (da Basile) Locke è il teorico della libertà di intraprendere, poneva la proprietà privata come un diritto naturale e a tutti gli effetti è uno dei padri del modello capitalista della società liberale e quindi Basile ne prende un po’ solo quello che le fa comodo; ma non è un punto essenziale. Il punto è che, ammesso pure che le democrazie occidentali siano la schifezza che vede Basile, perché mai qualsiasi cosa facciano dev’essere necessariamente sbagliata? Hanno le mani insozzate del sangue dei Palestinesi (naturalmente nessun accenno al 7 ottobre, ci mancherebbe), dei poveri ucraini che sono mandati al massacro da chi se non dalle democrazie occidentali (che, certo, sono incapaci di cogliere la grandezza della storia russa..), naturalmente buttano via i soldi dello Stato Sociale per armarsi (e certo, il pianeta è popolato da angeli con il ramoscello d’ulivo in mano) e così via. Nessun accenno, neanche di striscio, al contesto esterno; è tutto e solo colpa nostra, dell’Europa matrigna, degli yankees, del giornale Repubblica, delle reti di oscure connivenze.. mica di satrapi indifferenti in primis al destino dei loro sudditi, mica dei regimi, fanatici, aggressivi dove si fa strame dei diritti individuali, dove le condizioni delle donne sono inenarrabili ma, ancora, noi non sappiamo cogliere la grandezza di certe civiltà, siamo troppo schiavi di sentimenti di neocolonialismo e supremazia bianca.. no, è tutta e solo colpa della belva del Capitalismo. Ma, appunto, è una falsa correlazione: poniamo pure che la nostra società faccia schifo, applichi la censura e faccia strame dei diritti dei lavoratori. Ma questi non sono motivi in sé di dimostrazione che sbaglia a, per esempio, sostenere l’Ucraina. Tra le due cose non c’è alcun rapporto, né logico né eziologico.
Ora, a proposito di correlazioni, il lettore si chiederà: ma che c’entra la Basile e le sue, diciamo, singolari prese di posizione con il grido di dolore di Franco di cui in premessa? C’entra, perché lei è solo una delle tante voci di un intero mondo (tra cui tutta la scuderia del Fatto Quotidiano) che, a dispetto di un insistito vittimismo contro i giornali mainstream e di presunte censure, scrive sui giornali, appare in televisione, ha un posto fisso dalla Gruber e nei talk show.. è tutta gente che fa parte, di fatto, dell’intellighenzia del Paese. Non sono scappati di casa, non la povera e ingiustamente perculata casalinga di Voghera, né il manovale diffidente e sfruttato, né il piccolo borghese chiuso nella sua villetta e impermeabile al mondo esterno, non insomma quella che si definisce la “pancia” del Paese, che non conta nulla se non come elettorato da raggiungere. Ebbene, se le società liberali sono in crisi è anche perché sono messe in discussione al loro interno da correnti di pensiero che ne fanno una critica radicale, direi quasi ontologica, che le vede e rappresenta sempre come la “parte sbagliata”.
Credo invece che le nostre democrazie, pur ampiamente imperfette, claudicanti e piene di contraddizioni, siano di gran lunga preferibili a tutti gli altri modelli nel mondo (i cui limiti da taluni sono incredibilmente sottaciuti) anche solo per la banale considerazione che sono le uniche a permettere a voci di radicale dissenso di contestarle.
Immagine di copertina: © La città futura