
Educazione sessuale 2.0: la grande assente
28 Maggio 2025
In principio fu un plebiscito!
29 Maggio 2025Ho ricevuto notizia di un’iniziativa dell’Associazione No Peace Without Justice (e, come co-sponsor, di Eumans, un’associazione paneuropea per la promozione dei diritti civili e la partecipazione democratica) che lancerà una raccolta firme per accompagnare un appello alla Commissione Europea a supporto della Corte Penale Internazionale de L’Aia (nel seguito indicata come CPI o anche con l’acronimo inglese ICC, International Criminal Court).
Riporto il testo della stessa, direttamente in inglese (che non traduco perché facilmente comprensibile):
Quasi superfluo sottolineare che tanto più consistente sarà la massa critica dei firmatari (che possono farlo on line), tanto più pesante risulterà l’appello alla Commissione. Appello che sono lieto di condividere. Aggiungo, oltre al link al quale collegarsi per sottoscrivere l’appello https://www.eumans.eu/defend-international-criminal-court/, qualche nota di informazione.
La CPI è un tribunale penale che persegue gli individui che si macchiano di crimini contro l’umanità (tipicamente, ma non solo, crimini di guerra). Attenzione a non confonderla con la nota Corte di Giustizia Internazionale che ha per interlocutori i Paesi (NB non dunque gli individui). Quest’ultima è un’emanazione dell’ONU mentre la CPI è un organo giuridicamente indipendente (anche se approvata dall’ONU) a cui aderiscono 125 Paesi (tra cui tutti quelli UE), tra i quali però NON sono comprese (circostanza certamente non casuale) le tre superpotenze USA, Cina e Russia. Facile capire che l’attività e l’esistenza di un organismo del genere fosse destinata a essere tribolata. Perché (esattamente lo stesso motivo della sostanziale impotenza dell’ONU) è privo di una forza di polizia sua propria. Poi c’è l’oggettiva difficoltà della mission in se stessa della CPI: occuparsi di eventi avvenuti in parti anche le più remote del mondo, nella quali è debole o assente un’autorità statuale, perseguire crimini che sono spesso crimini di massa, che richiedono prove numerose, necessitano di testimoni, che devono essere individuati e protetti e insieme garantire un equo processo agli stessi accusati. Insomma, un compito immane. A cui si aggiunge l’enorme macigno della non partecipazione delle grandi potenze (e hai voglia, per esempio, a emettere un mandato internazionale contro Putin…).
Quindi che non sarebbe stato un pranzo di gala lo si poteva intuire sin dalla nascita dell’istituzione. Ma i recenti eventi, leggasi l’aggressione all’Ucraina e il disastro di Gaza, hanno aumentato la pressione fino a un livello critico, complici pure mancate esecuzioni di ordini di arresto pure da parte di Paesi firmatari (vedasi il caso Almansi in Italia) che ovviamente minano gravemente l’autorevolezza della CPI. Ma il casus belli finale è rappresentato dall’ordine esecutivo firmato da Trump, che impone sanzioni ai funzionari e ai giudici della CPI come punizione per l’emissione di mandati di arresto contro alte Autorità israeliane. L’obiettivo di questo ordine esecutivo è bloccarne di fatto il funzionamento, attraverso la creazione di un ambiente ostile e ricattatorio contro tutte le persone fisiche e giuridiche che collaborano con essa a vario titolo (ad esempio, fornitori di hardware e software, banche, compagnie assicurative, finanziatori, ecc.).
La petizione di No Peace Without Justice chiede alla Commissione (e dunque segnatamente a Ursula Von der Leyen), oltre che un endorsement di principio all’attività della CPI (come già si sono espressi il Parlamento e il Consiglio europei), l’attivazione del EU Blocking Statute, ovvero lo “Statuto di Blocco Europeo”, un disposto legislativo che protegge gli operatori dell’UE, siano essi singoli individui o aziende, dall’applicazione extraterritoriale delle leggi di paesi terzi.

Il logo dell’associazione promotrice della petizione
Questo è quanto. Mi permetto di aggiungere alcune considerazioni del tutto personali. Siamo tutti uomini di mondo e capisco bene che un tribunale internazionale, privo di una forza cogente sua propria e quindi dipendente dalle forze di polizia dei Paesi membri, e dal quale per di più le grandi potenze si sono chiamate fuori, può apparire un sogno velleitario per anime belle. Aggiungo pure che, come tutte le istituzioni umane, non è fatta da angeli senza sesso ma da uomini con le loro convinzioni e pure condizionati da ideologie e dunque le sue determinazioni non sono il Verbo e possono essere discutibili. Un esempio recente (solo un esempio, non certo per entrare nel vespaio della questione ma solo per rendere la complessità): a Gaza sono stati assai verosimilmente commessi crimini di guerra ma l’aver individuato un reato di genocidio è quantomeno discutibile.
Pur con tutti questi limiti, la ICC ha già perseguito con successo criminali di guerra e ha fatto luce su orrori che non si devono ignorare: i bambini soldati, stragi di civili innocenti, violenze sessuali sistematiche e quant’altro. Ma soprattutto la ICC è la incarnazione di un’idea preziosa. Quella che le vittime e gli umili di questo martoriato pianeta hanno una speranza, un luogo ove chiedere giustizia, anche se vessati e perseguitati in patria, anche se aggrediti e stuprati da prepotenti vicini. Essa attua il principio che chi commette atti contro l’umanità può e deve darne conto alla comunità internazionale qui ed ora, che esiste una giustizia terrena, individuale a cui chiunque deve rispondere, senza doversi rassegnare a quella (eventuale) ultraterrena post mortem. Insomma la ICC è la incarnazione anche simbolica di un criterio fondante e non negoziabile di etica universale e laica, è una fiammella di speranza per gli ultimi della Terra. Che come europei, soprattutto in questi tempi grami, siamo moralmente tenuti a tenere ben accesa.
E non chiamatela retorica per favore.



