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3 Maggio 2024Sono solo i primi giorni di applicazione del ticket di accesso e quindi dati da consolidare e studiare con calma. Tutti d’accordo in linea di principio però poi i commenti a caldo (e a volte a vanvera) si sono sprecati. E allora qualche considerazione asettica sui numeri merita di essere fatta subito ad evitare di partire col piede sbagliato con osservazioni del tutto fuorvianti. Quindi, calma e gesso e vediamo i numeri. Nella tabella sottostante alcuni dati chiave che ho espunto dai diversi giornali locali:
È stata notata con grande enfasi la percentuale dei paganti rispetto al totale dei QR scaricati. Per esempio, il primo giorno di applicazione ci sono stati 15700 paganti su 113000 QR scaricati. Il 14% scarso. Conclusione (falsa) che ho letto in molti commenti: ma allora il ticket non è di nessuna efficacia perché interessa pochissime persone.. tanto rumore per nulla. È una sciocchezza. Perché il fatto che i QR siano così tanti è dovuto al fatto che per motivi tecnico-pratici si è scelto di utilizzare questo strumento anche per la gestione delle esenzioni. Ma, appunto, è solo una scelta tecnica. Se per esempio, si fosse scelto di fornire agli esenti una qualsiasi altra cosa (un badge, una carta magnetica o quant’altro) e riservare il QR ai soli turisti, il numero dei QR sarebbe stato molto minore. O, al contrario, se si fosse scelto di fornire un QR direttamente anche a tutti i residenti del Comune, per non costringerli a girare con un documento attestante la loro residenza, il numero dei QR sarebbe aumentato a dismisura. Insomma, quella percentuale non significa assolutamente nulla.
Qual è invece il dato da tenere sotto osservazione? Ai fini dello scopo dichiarato del ticket di accesso, ovvero il suo potenziale di deterrenza, è il numero di turisti giornalieri paganti sul totale dei turisti giornalieri (paganti e non). E, in seconda battuta, il numero dei QR scaricati dagli ospiti di alberghi e locazioni turistiche.
Il rapporto tra turisti giornalieri paganti e non dice una cosa che, confesso, non mi aspettavo ed è abbastanza clamorosa.. chi lo avrebbe mai detto, i turisti paganti – ovvero quelli da fuori regione o anche turisti (non veneti) che pernottano in località vicine, penso per esempio agli ospiti degli hotel di Abano o sul Garda – sono tantissimi. Il primo giorno grosso modo pari a quelli non paganti e negli altri due giorni quasi il doppio! Va detto inoltre che i QR dei turisti paganti sono presenze certe mentre quelli dei non paganti non altrettanto (perché un visitatore può averlo richiesto giorni prima e poi aver cambiato idea, tanto è gratis..). Quindi il rapporto paganti/non paganti è certamente approssimato per difetto (non sappiamo di quanto). Ripeto, è un dato che, se confermato, ci dice che il ticket è potenzialmente (e volendolo usare in questo senso) uno strumento di deterrenza di una certa efficacia. Detto in altri termini: l’estensione dell’esenzione ai veneti (che continua a mio parere a non avere alcun senso) non vanifica ab origine la potenzialità di deterrenza della misura, come molti (e il sottoscritto tra questi) erroneamente ritenevano.
Veniamo ora alle due macroscopiche incongruenze della tabella (incredibilmente non sottolineate dagli stessi giornali che hanno pubblicato i dati). 1) il numero incongruentemente basso delle presenze registrate dalla Smart Control Room e 2) il numero troppo basso dei QR rilasciati agli ospiti di alberghi e appartamenti turistici.
Per la prima, attenzione, la stranezza non è che a fronte di un certo numero di QR scaricati le presenze registrate dalla Smart Control Room siano molto minori. Questo è normale perché tra i QR scaricati ci sono tutte le categorie che hanno diritto all’esenzione (studenti e lavoratori non residenti in Comune, proprietari o affittuari di seconde case, ecc.) e che, per la loro natura “permanente”, hanno la possibilità di richiedere un QR per tutto il periodo (essendo ovvio che se, per esempio, uno è proprietario di casa o lavora a Venezia il suo titolo all’esenzione permane per tutta la durata della sperimentazione e non solo nel singolo giorno). Quindi, ad esempio, un proprietario di (seconda) casa che si è fatto il QR per tutto l’anno (perché poi non ci pensa più) può aver scelto di non venire a Venezia lo scorso weekend, quindi, non entra nel numero delle presenze ma contribuisce al numero dei QR validi per quel giorno (proprio perché il suo QR vale sempre). Così un dipendente di una banca che fa il pendolare da Marcon e che nel giorno di festa non aveva motivo di venire al lavoro. E così via. Ma ciò detto, le presenze della Control Room non possono in ogni caso essere inferiori alla somma dei QR rilasciati agli ospiti pernottanti e dei turisti giornalieri paganti e non. E invece sono sempre inferiori. Addirittura, il giorno 27 aprile la sola somma di pernottanti e giornalieri paganti (80000) è già superiore alle cifre della Control Room (75000); quindi i conti non tornano anche ipotizzando per assurdo che tutti i giornalieri non paganti non siano venuti in città né sia entrato alcun altro esentato). Quindi, conclusione: i dati di presenza comunicati dalla Control Room sono sbagliati per difetto (e non di poco). Prima spiegazione che mi viene in mente è che il criterio con cui le presenze vengono classificate come turisti o meno è largamente incorretto. E qui si apre l’annosa questione della condivisione dei dati della Control Room, che ad oggi è una chimera perché l’Amministrazione li tiene gelosamente segreti. Direi che questa è l’occasione per pretendere assoluta trasparenza. Attenzione che questo è un dato fondamentale nella partita ticket di accesso. Perché tutte le strategie che eventualmente fossero messe in atto (per esempio prezzo dinamico crescente al raggiungimento di certe soglie) per aumentare il grado di deterrenza in funzione delle presenze devono avere dati certi. È semplicemente impensabile che i due grandi sistemi di rilevazione messi in piedi, Control Room e QR, diano risultati tra loro incongruenti.
Altra osservazione problematica. Il numero dei QR dei turisti pernottanti (in hotel o appartamento turistico che sia) è sospettamente basso. Come ampiamente documentato, i posti letto ufficiali in città (in tutto il Comune) sono circa 83000. Il tasso di occupazione in città in questo ponte è stato superiore all’80%. Come è possibile che i QR rilasciati siano così bassi? In particolare il giorno 25, quei soli 40000 corrisponderebbero a meno del 50% di occupazione.. Molto probabilmente c’è un fenomeno di staratura del sistema per cui molti ospiti pernottanti non si sono dotati di QR. Il fatto che questo dato aumenti di molto nei giorni successivi, può in effetti far pensare che il sistema abbia avuto un certo attrito inerziale e si avvii ad andare a regime. Vedremo in futuro ma, certamente, anche questo è un punto su cui è indispensabile fare assoluta chiarezza. Perché ogni eventuale politica di regolamentazione degli accessi non può prescindere dalla certezza delle presenze.
Queste sopra sono le osservazioni asettiche che scaturiscono dalla mera analisi dei dati disponibili. Veniamo ora a considerazioni personali e, in quanto tali, ça va san dire, opinabili come tutte. Un modo pratico di soppesare pro e contro della misura e inquadrarne tutti gli aspetti potenzialmente positivi o critici è considerare le obiezioni all’adozione dello stesso, portate all’attenzione – sin da quando la sola idea di ticket di accesso ha preso forma – da alcune associazioni e forze politiche di opposizione. Obiezioni che, in questi giorni, hanno dato luogo anche a manifestazioni di protesta, madide di indignazione e scandalo (assolutamente lecite), azioni di sabotaggio e resistenza passiva (molto meno lecite) e minacce di ricorsi in sede amministrativa (direi con pochissime prospettive di successo). Vediamole dunque una ad una (spero di non dimenticare nulla) accompagnate dalle mie controargomentazioni.
- Il ticket è una misura iniqua, al limite dell’anticostituzionale, che sancisce iconicamente la trasformazione di Venezia in un “parco giochi”
Non è affatto una misura iniqua, anzi è assolutamente giustificata anche dal punto di vista “etico”, perché almeno equipara il turista giornaliero (che oggettivamente porta meno valore aggiunto all’economia della città) al turista pernottante che paga la tassa di soggiorno. Tassa di soggiorno, a sua volta, tesa a compensare i sovraccosti di esercizio e di consumo della città (basti pensare per esempio, ma non solo, alla produzione rifiuti). La tassa di soggiorno è oggi una misura adottata in moltissimi comuni (la totalità di quelli turistici) e nessuno ne mette in discussione la ratio. Non c’è un solo motivo razionale per ritenere la tassa di soggiorno diversa per natura dal ticket di accesso, quindi se è lecita la prima è lecita anche la seconda. L’iniquità semmai è oggi dove il turista più prezioso paga e quello che porta più che altro disagi e occupazione di suolo, no.
- Il ticket creerà disagi e rifiuto nella popolazione residente e renderà difficili attività professionali, rapporti di lavoro, familiarità e quant’altro
Era oggettivamente una preoccupazione sensata. Ma è del tutto superata dall’osservazione empirica di queste prime giornate di esercizio: la gestione degli accessi e soprattutto delle esenzioni è filata via liscia, non ha minimamente impattato sui residenti, l’operazione di richiesta di rilascio di un QR per “ospiti” risulta facile e user-friendly. Nessun impatto sulla popolazione.
- Il ticket è l’ennesima trovata per fare cassa, un altro passo verso la definitiva mercificazione della città
Qui si deve essere chiari. Se l’obiezione è di tipo “ideologico” ovvero se il fatto stesso di percepire denaro è da condannare perché il denaro è lo sterco del diavolo, allora nulla quaestio: è un dogma, indiscutibile in quanto tale. Se però si vuole fare lo sforzo di uscire dal postulato dottrinale e ragionare pragmaticamente, mi chiedo che male ci sia che la città (ovvero tutti i cittadini, non solo quelli che campano col turismo ma anche quelli che lo subiscono) ne abbia un vantaggio. Non trovo neppure sensato il pudore dell’Amministrazione che ad ogni occasione puntualizza che il ticket non è una misura per fare cassa, quasi se ne vergogni. Certo che nasce con l’obiettivo primario di limitare gli arrivi ma se la ricaduta secondaria sono anche denari per la città, dove sta il male? Si stimano, solo per questi pochi giorni di sperimentazione, 2 milioni di incasso. Con quella cifra si possono sistemare una quindicina di appartamenti pubblici per sistemare altrettante famiglie. Oppure si può tagliare la TARI (per esempio) di 8 € per ciascun abitante, neonati compresi. O un grosso intervento di arredo urbano, una pista ciclabile, un servizio di assistenza in più, senza gravare sul bilancio ordinario. Fa proprio schifo? Siamo così nobili o ricchi che ci sputiamo sopra? Per poi magari gli stessi nobili e ricchi il giorno dopo invocare stanziamenti faraonici dello Stato per la sopravvivenza di Venezia? Magari di più, altro che 2 milioni.
- Il ticket non servirà a nulla, tante e tali sono le esenzioni (in particolare quella per i veneti), tanto disagio per nulla
Per quanto visto in premessa, i numeri clamorosamente smentiscono questa tesi (io per primo ne sono stupito).
- La soluzione non è il ticket ma la “prenotazione” per programmare gli arrivi in anticipo
La prenotazione è un po’ una foglia di fico. Perché delle due l’una: o è obbligatoria o non lo è. Se non lo fosse, la misura sarebbe del tutto inutile. Se lo fosse, di fatto sarebbe un “ticket a costo zero”. E la gestione delle esenzioni dall’obbligo di prenotazione avrebbe le stesse obiezioni che si ponevano al ticket (vedasi punto 2). Mi è capitato in passato di partecipare a un convegno in cui si sparava a zero sull’ipotesi di ticket evidenziando quasi esclusivamente i presunti insopportabili disagi per i residenti. Nello stesso convegno, uno dei partiti organizzatori faceva girare una brochure in cui c’erano le loro proposte una delle quali era appunto “prenotazione obbligatoria salvo aventi diritto”. E, di grazia, come si escludono gli aventi diritto senza incorrere nei terribili inconvenienti del ticket?
- Tutto l’ambaradam messo in piedi non prevede una soglia massima di accessi oltre la quale impedire l’ingresso in città
Vero ma sembra ragionevole la posizione espressa dall’ass. Zuin che la sperimentazione servirà appunto a tarare quale potrebbe essere la soglia. Con due avvertenze: la prima che le incongruenze di cui abbiamo trattato nella prima parte dell’articolo devono essere assolutamente superate. Non è possibile avere incertezze come quelle macroscopiche messe in evidenza. La seconda: attenzione che la famosa “soglia” non è applicabile ex lege. Può, il Sindaco, al massimo emettere di volta in volta un’ordinanza per motivi di ordine pubblico ma è chiaro che è una misura una tantum, non strutturale e peraltro un po’ “tirata per i capelli”. Un’alternativa più perseguibile è alzare molto il valore del ticket per esaltare la funzione di deterrenza. Ma certo, è una decisione non facile (vedasi punto 3 sopra). Insomma tutto questo per dire che è correttissimo parlare di una soglia massima di riferimento ma tra il dire e il fare..
- Ci esponiamo a una pessima figura verso il mondo, che ci percepirà come vampiri assetati di denaro
Non è vero: il mondo ha guardato con interesse, rispetto e mediamente con plauso. Vedasi, uno per tutti, il Guardian https://www.theguardian.com/commentisfree/2024/apr/25/venice-leading-way-tourist-tax-great-european-cities-follow-suit . Non solo: la maggior parte dei turisti che ha pagato il tributo non è sembrata mediamente scandalizzata, c’è una generale condivisione che sia un obolo per il mantenimento della città.
Per concludere, possiamo dire che questi primi giorni di applicazione ci hanno detto quanto segue:
- Il ticket ha dimostrato di poter essere potenzialmente uno strumento di deterrenza, nonostante l’esclusione dei veneti. Nessuno può dire quanto sia stato l’effetto di deterrenza in questi giorni ma sembrerebbe essere stato piuttosto scarso. Se si volesse aumentare, la scelta sarebbe quella di alzare il tributo (non si scappa)
- La pratica applicazione dello stesso ha funzionato benissimo, senza impatti sui residenti e senza suscitare particolari contrarietà tra i visitatori e gli osservatori esterni
- Il ticket potrà anche rappresentare una fonte di entrate significative per il Comune (circostanza che non sfuggirà anche a chi aspira a succedere a Brugnaro, qualunque sia il posizionamento politico)
- Si verifica una rilevante incongruenza tra i dati dei QR e quelli della Control Room. Sia circa il numero effettivo di visitatori sia sul numero degli ospiti pernottanti (che sembrerebbe significativamente sottostimato). Si impone chiarezza perché ogni discorso futuro di effettiva applicazione del ticket come strumento di regolazione degli arrivi deve necessariamente basarsi su certezze circa le effettive presenze
- L’Amministrazione porta a casa oggettivamente un successo, che non mancherà, legittimamente, di rivendicare. Resta in carico a questa la responsabilità, e direi l’obbligo morale, di garantire la trasparenza dei dati e aprire finalmente il data base della Smart Control Room. Proprio la ribadita natura sperimentale di questa prima esperienza impone che le risultanze, appunto sperimentali, siano trasparenti e pubbliche. Poi, naturalmente, spetterà all’Amministrazione (e a quelle che verranno) prendere le successive decisioni operative e assumersene la responsabilità.
Immagine di copertina: © Venezia Today