RIGENERAZIONE URBANA Isolamento spazio temporale, la madre di tutte le situazioni territoriali in crisi e in via di spopolamento
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1 Dicembre 2024La tragedia che ha colpito Valencia è solo l’ultima di una lunga serie che ci porta a confrontarci con un grande interrogativo: fino a che livello possiamo continuare a non rispettare l’ambiente in cui viviamo? La natura e il clima continuano a lanciarci pericolosi segnali d’allarme su quanto il pianeta sia malato e sfruttato dall’incuria e l’ambizione umana, ma per la società questo non sembra essere un problema prioritario.
Tuttavia se guardiamo alla nostra realtà territoriale non mancano esempi di come anche la struttura ambientale del Veneto sia malata: solo pochi giorni fa c’è stato il quinto anniversario della grande acqua alta che ha colpito Venezia nel 2019, la seconda più alta della sua storia recente, con 187 cm di acqua che ha invaso tutto, provocando innumerevoli danni e purtroppo due morti nell’isola di Pellestrina.
Venezia non è l’unico esempio in grado di farci capire l’importanza di tutelare l’ambiente: solo poche settimane fa tutta l’area del vicentino è stata colpita da violenti piogge che hanno provocato l’ingrossamento dei fiumi e numerosi disagi alla popolazione. La zona del bellunese nel medesimo periodo è stata colpita da nubifragi persistenti. E’ stato stimato che tutto il territorio del Veneto sia stato colpito nell’Ottobre del 2024 dalla caduta di 256 mm di pioggia, il dato peggiore mai registrato dal 1994 con precipitazioni maggiori del 68% rispetto alla media.
Questi episodi, avvalorati da datipreoccupanti, seppur diversi tra di loro hanno un minimo comun denominatore ossia il fatto che la politica e la societàdevono iniziare a occuparsi in maniera pragmatica della tutela idrogeologica. Un compito che, oggi più che mai, deve coinvolgere ogni strato della popolazione, dall’adulto al bambino.
Come fare in modo che la società tutta sviluppi una maggiore consapevolezza circa la necessità di tutelare l’ambiente?
In primis vanno portate avanti con maggiore attenzione le azioni mirate a preservare e mantenere i territori fragili, basti pensare ai letti dei fiumi la cui pulitura viene spesso trascurata o rimandata, con la conseguenza di aumentare il rischio di inondazioni a seguito di piogge abbandonanti: pulendo i letti dei fiumi, lasciandoli pertanto liberi da detriti non solo si assicurerebbe un ambiente e un riciclo di acque maggiormente pulito e quindi più sicuro, ma aumenterebbe anche lo spazio a disposizione entro cui incanalare l’acqua in eccesso.
Tale operazione sarebbe peraltro funzionale anche rispetto ai canali della città di Venezia, dove sempre più spesso vengono gettati rifiuti da individui senza alcun rispetto per l’ambiente in cui vivono. Non sarebbe nemmeno uno strumento innovativo dal momento che veniva applicato già all’epoca dei Dogi e della Serenissima, perché non riprenderlain maniera costante? I benefici per il nostro territorio sarebbero molteplici, esattamente come per la pulitura dei letti dei fiumi.
L’azione di dragaggio dei fiumi deve però essere accompagnata da una consapevolezza ossia quella che non possiamo continuare ad abusare dei nostri spazi, ma serve maggior rigore nei confronti delle ditte appaltatrici che costruiscono utilizzando dosi eccessive di cemento e sostanze che distruggono gli eco-sistemi. Adeguati controlli nel corso dell’assegnazione degli appalti conformerebbe peraltro l’Italia agli standard di sicurezza europei circa la necessità di maggiore attenzione alla tutela ambientale.
Nel realizzare aree industriali più ecologiche non va trascurato un aspetto essenziale ossia la costruzione di percorsi di formazione e supporto adeguati alle aziende, dal momento che il rispetto dei dettami europei frequentemente comporta un maggiore dispendio di risorse economiche, soprattutto per quelle medio-piccole maggioranza nella realtà industriale del Nord-Est. Di conseguenza,alle aziende rispettose delle norme vanno forniti incentivi in grado di compensare le spese necessarie ad assicurare processi produttivi meno impattanti sull’ambiente.
Accanto ai ristori economici vanno affiancati dei percorsi formativi analoghi a quelli già previsti dal D. Lgs 81/2008 in materia di sicurezza nei luoghi di lavoro,in maniera tale da fornire ai singoli lavoratori gli strumenti necessari per individuare potenziali situazioni pericolose per l’ambiente ma soprattutto per rendere gli stessi in grado di limitare eventuali danni. Basti pensare alle industrie che producono tessuti lavorati con sostanze i cui principi sono dannosi per la salubrità delle acque, se non adeguatamente controllati: se un operaio fosse in grado di gestire la possibile fuga di sostanze dai locali interni alla fabbrica ai fiumi adiacenti si creerebbero i presupposti per fermare una situazione pericolosa non solo per la sicurezza delle persone, ma anche per l’ambiente.
Le due ipotesi sono peraltro correlate perché non si può parlare di tutela della salute dell’uomo, senza affrontare il tema della tutela degli ambienti in cui lo stesso lavora e vive. La formazione fornita nei luoghi di lavoro deve comunque essere affiancata anche da adeguati supporti da parte della società civile, perché il rispetto dell’ambiente non può essere confinato ai soli luoghi di lavoro, ma deve coinvolgere anche il modo con cui trattiamo le nostre città tramite quelle azioni in grado di danneggiare l’ambiente, come la mancanza di un’adeguata raccolta differenziata.
In tal senso quante volte abbiamo pensato che questa fosse inutile e solo una grande scocciatura da eseguire solo per evitare multe fastidiose? Questo perché manca un’educazione civica alla consapevolezza di quanto possa essere pericoloso un inadeguato smaltimento dei rifiuti. Sarebbe sufficiente la diffusione di materiale digitale in grado di illustrare le conseguenze delle nostre azioni sulla tenuta delle nostre città, basti pensare a Venezia e ai rifiuti ingombranti che vengono frequentemente rivenuti nei pressi delle strade trafficate e nei letti dei canali. Punire coloro che compiono queste azioni è sicuramente una mossa necessaria, ma non sufficiente per tutelare l’ambiente: è necessario che si compia un processo formativo all’interno dei luoghi di lavoro e delle istituzioni civiche. Il quale deve comprendere non solo la formazione teorica ossia le azioni precise che si devono mettere in atto per proteggere l’ambiente e le possibili conseguenze che possono derivare anche dalle semplici omissioni, ma anche l’ascolto di persone che hanno affrontato emergenze ambientali. Pensiamo al caso del comitato “Mamme no Pfas”, tramite cui le cittadine dell’area di Trissino raccontano come la qualità della loro vitaabbia subito un peggioramento dopo aver ingerito acqua contaminata da sostanze nocive o quello dei cittadini veneziani che hanno fronteggiato l’emergenza dell’acqua alta nel 2019.
Questa tipologia di formazione deve vedere protagonisti non solo gli adulti, ma anche le nuove generazioni tramite percorsi educativi di rispetto dell’ambiente all’interno delle scuole e grazie all’organizzazione di itinerari guidati nelle zone colpite da qualche disastro naturale, come Trissino. Così facendo si stimolerebbe la memoria e la consapevolezza anche di chi certe situazioni non ha avuto la possibilità di viverle in prima persona, sviluppando la consapevolezza su cosa sia possibile fare per garantire un territorio maggiormente salubre e sicuro.
Grazie a questi percorsi di formazione articolati sulle diverse tipologie di utenti a cui si rivolgono si verrebbe a creare maggiore capacità critica su quello che può fare ciascuno per prendersi cura delterritorio in cui vive, tramite azioni concrete come la raccolta di rifiuti abbandonati agli angoli delle strade in maniera indiscriminata. La stessa sarebbe in grado di prevenire situazioni pericolose, in grado di aumentare la fragilità dei territori e di renderli maggiormente esposti a disastri ambientali come quello di Valencia.