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26 Luglio 2024Quando vengono alla luce episodi come quelli svelati da Fanpage; quando scopriamo che manipoli di giovani attivisti si nutrono di slogan e di riti afferenti alla tradizione nazifascista; quando apprendiamo che ragazzi poco più che maggiorenni irridono chi è diverso per cultura e per colore, sottolineano il loro odio antisemita, urlano il grido della vittoria, il famigerato Siegh Heil; quando veniamo a conoscenza di queste anomalie storiche e culturali, dobbiamo farci alcune domande. La prima è la seguente: c’è relazione tra destra al potere e rigurgiti antifascisti? La senatrice Segre, dall’alto della sua lucida moralità, a proposito di questi fenomeni ha più volte fatto notare che se antisemitismo c’è, se razzismo c’è, se questo rigurgito fascista è cosi diffuso, non si tratta di una novità. C’è sempre stato, ma cresce, adesso, e si autoalimenta in un brodo di coltura che lo fa evolvere e sedimentare. Se prima era quasi disdicevole dichiararsi fascisti, o giocare a fare i fascisti, ora tutto sembra possibile. Tutto è concesso. Magari senza una reale cognizione, magari senza consapevolezza da parte dei ragazzotti che lo agiscono, ma con la sicumera di chi sa di appartenere alla sezione giovanile del partito più forte d’Italia, con la fierezza di chi si sente appoggiato dalla donna più potente d’Italia che si dichiara orgogliosa di loro. Poco importa che la stessa presidente non si dichiari fascista (ma neanche antifascista). L’importante è sentirsi pienamente supportati e legittimati anche dai dirigenti di partito: tutti informati di quanto avveniva. Ma a cose risapute, nessuno sapeva. Da qui l’espulsione. Giusto per salvare la faccia.
Di fronte a tali fenomeni dovremmo farci delle altre domande. Che non attengono più alle responsabilità della politica, anche se ad essa strettamente correlate. Da quali ambienti provengono questi giovani esponenti di Atreju? Quali stimoli, quali riflessioni danno loro nutrimento? È probabile che ricevano nelle famiglie suggestioni ideologiche vicine alle posizioni del vecchio MSI o alle più moderne posizioni di FdI (della serie “la mela non cade mai lontana dall’albero”), ma tutto questo può giustificare tanto odio razziale e, nello stesso tempo, tanta primitiva, maldestra e malevola goliardia? Ammesso che di goliardia si voglia parlare – sarebbe più corretto parlare di atteggiamento eversivo e anticostituzionale – è possibile che le famiglie di questi ragazzi non si siano accorte di niente? Ed è mai possibile che al loro interno non si sia mai accennato a quei valori che attengono all’etica, alla giustizia, al rispetto, alla solidarietà, alla storia? Sappiamo tutti che per fare i genitori non è sufficiente dar da mangiare, mantenere i propri figli agli studi e portarli dal pediatra. Fare i genitori è dare nutrimento all’anima, prima di tutto. E se vuoto morale c’è, in un giovane, questo non è ascrivibile a una sua naturale cattiveria, ma al deserto dell’anima che quel giovane subisce sin da piccolo. E non certo per colpa sua.
Si tratta di una vera e propria emergenza valoriale con cui spesso la scuola è costretta a fare i conti. A volte senza alcuna speranza. Tranne rari casi. Ci sono alcuni valori afferenti alla vita di comunità che costituiscono un imperativo categorico nell’agire quotidiano della classe, perseguiti con cognizione, slancio e tenacia dagli insegnanti. Lavoro, questo, che non è consegnato all’improvvisazione, ma è frutto di un disegno, di una finalità ben precisa, che è quella di fare di ogni studente un cittadino consapevole. Spesso, però ci si trova di fronte a un muro di gomma che rende vano ogni sforzo. Di sicuro, non solo la famiglia, costituisce un ostacolo. È soprattutto lo svilimento inflitto alla scuola, figlio di politiche scellerate e di sacrifici rovinosi; figlio del diffondersi di modelli vincenti arroccati in posizioni apicali di potere e incarnati in soggetti volgari e imbarazzanti, che a loro volta fanno lezione di cinico pragmatismo e di spregiudicata ignoranza; figlio di un modello di scuola che si vuole troppo asservita all’impresa, ancella del lavoro e deprivata della sua funzione di formazione morale e civile. Tutto questo rende vano e inefficace il monito degli insegnanti a studiare e a evolvere col sapere, impedendo la crescita di tanti giovani cittadini che, attratti dalla forza muscolare di miti seducenti e facilmente accessibili, lanciano orgogliosi il grido della vittoria. La letteratura, sosteneva Camus, crea uomini ribelli, apre la mente e insegna a svelare le menzogne di chi ci seduce con messaggi facili per il proprio tornaconto. Al grido di “Siegh Heil” opporrei uno“Studiate la Storia!”. Un piccolo sforzo in più e qualche testa obnubilata in meno. Ci guadagneremmo tutti: si tratta del nostro futuro.