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6 Dicembre 2024Le dichiarazioni del Ministro Valditara a margine della presentazione pubblica della Fondazione Cecchettin, e dunque in un contesto dove evidentemente si parlava di femminicidi (precisazione importante per quanto si dirà dopo), hanno suscitato un vespaio su cui mi ero ripromesso di intervenire ma sono stato, per così dire, bruciato sul tempo dalla sempre attenta Silvia Rizzo con questo intervento https://www.luminosigiorni.it/cultura/parliamo-di-patriarcato/ in cui contesta al Ministro l’affermazione che il patriarcato non esiste più, cosa che Silvia invece nega recisamente con una serie di appassionate argomentazioni. Io al contrario ritengo che nel merito abbia ragione Valditara, e cercherò di argomentare perché, ma che invece siano decisamente da esecrare altre dichiarazioni espresse dal Ministro, le quali sono passate sorprendentemente sotto silenzio (la stessa Silvia Rizzo non le richiama neppure). Ma andiamo per ordine.
Vediamo intanto le parole del Ministro: “come fenomeno giuridico (il patriarcato NdR) è finito con la riforma del diritto di famiglia del 1975, che ha sostituito alla famiglia fondata sulla gerarchia la famiglia fondata sulla eguaglianza (..) ci sono ancora residui di maschilismo, di machismo, che vanno combattuti e che portano a considerare la donna come un oggetto”.
Ebbene, al di là del (corretto) riferimento giuridico, il patriarcato eccome se non esiste più, perché è un modello di società che si è estinta da decenni. Era basato, appunto, sull’autorità assoluta nell’ambito domestico del pater familias, che decideva non solo del destino delle donne di casa ma anche dei figli maschi. Di chi doveva studiare e cosa, chi lavorare, chi e quando sposarsi.. ogni decisione, ogni scelta dipendeva appunto dal maschio che comandava in casa. Un altro film completamente, non solo rispetto all’oggi ma anche allo ieri e all’altro ieri. Del resto, l’insussistenza di correlazione tra patriarcato residuale e femminicidi la dimostra il prospetto qui sotto: 4 su 5 dei Paesi con meno femminicidi in ambito familiare sono Paesi mediterranei.. Davvero crediamo che in Grecia, Spagna, Italia gli eventuali residui del patriarcato siano meno presenti che nei Paesi del nord?

© Openpolis
Semmai, il rapporto eziologico è il contrario: proprio la venuta meno di un sistema sociale che regala all’uomo una riconosciuta primazia può eventualmente provocare, in soggetti deboli, reazioni anche molte violente di inconsapevole ribellione a questa perdita di centralità da arrivare perfino all’omicidio.
Silvia ha altresì ragione da vendere nel sottolineare che permangono logiche perverse di dominio e possesso (appunto i residui di machismo e maschilismo di cui parla Valditara), che ci sono differenze di retribuzione, discriminazioni di vario genere, aspettative magari implicite, magari inconsapevoli, che alla donna spetti di sobbarcarsi carichi di lavoro come la cura dei familiari, bimbi e anziani e attività non gratificanti. Tutto vero: ma dire che questo è un prodotto dei cascami del patriarcato è come attribuire le cause dell’incapacità di concentrazione o di attenzione degli adolescenti di oggi all’abuso del.. walkman.
Ora, detto che chiamare fenomeni con il nome sbagliato non aiuta ad affrontarli nel modo corretto, è pure inutile incaponirsi su una mera questione nominalistica, ognuno è libero di immaginare una propria definizione di cosa sia il patriarcato, magari è consigliabile maggiore cautela nel ritenersi gli unici detentori della Verità (”chi lo nega o è in mala fede o ha ancora, appunto, una mentalità patriarcale ed è vittima ancora di pregiudizi sessisti o di valori stantii che stentano a scomparire”), ma rimaniamo su una questione tutto sommato non centrale.
L’affermazione davvero grave e insidiosa del Ministro Valditara, e che sorprendentemente ha acceso molte meno polemiche di quella sul patriarcato, è altresì un’altra: “occorre non far finta di non vedere che l’incremento dei fenomeni di violenza sessuale è legato anche a forme di marginalità e di devianza in qualche modo discendenti da una immigrazione illegale”. QUESTA sì è grave e ho aggiunto pure insidiosa. Perché Valditara furbescamente parla di violenza sessuale, che è cosa diversa (va da sé, assolutamente esecrabile..) dal femminicidio, di cui è – come certificato dal report del Ministero degli Interni “Il pregiudizio e la violenza contro le donne” – un cosiddetto “reato spia”, assieme a maltrattamenti e atti persecutori, ovvero “delitti che sono indicatori di una violenza di genere, in quanto potenziale e verosimile espressione di violenza fisica, sessuale, psicologica o economica diretta contro una donna in quanto tale”.
Intanto perché non è vero che le violenze sessuali sono in crescita: lo dice il Ministero degli Interni (vedasi figura sotto)

dati Ministero degli Interni, Dipartimento Pubblica Sicurezza
e poi perché l’affermazione è comunque discutibile; perché è vero che secondo i dati ISTAT il tasso di incidenza degli stupri commessi da stranieri (quali che siano, comunitari e non, regolari e non) è molto maggiore dell’incidenza sulla popolazione (40% contro il 10% circa) ma è altrettanto vero che gli stupri sono un fenomeno ancora molto poco certificato, che molti non vengono denunciati e registrati ed è provato che è molto più probabile che la denuncia avvenga se lo stupratore è uno sconosciuto, più facilmente straniero, piuttosto che un familiare o conoscente. Ma anche ammesso tutto questo, l’incidenza di questo reato è (come tutti i reati) determinata dalle circostanze e dalle condizioni della società. È ovvio che gli immigrati, giovani, soli, col testosterone a mille, senza in molti casi una vita sociale, senza compagne (ovvero proprio la marginalità di cui parla Valditara) siano oggettivamente molto più esposti al rischio di incappare in questo reato. Così come è più facile, per esempio, che le attività di microcriminalità siano commesse da nullatenenti piuttosto che da ricchi professionisti. È ovvio che l’incidenza di un qualunque reato dipenda dalle condizioni ambientali e sociali di contorno.
Ma, ancora, il punto centrale è un altro: Valditara parlava in un contesto in cui l’oggetto era evidentemente il femminicidio (di Giulia Cecchettin, autore un italianissimo ragazzo..) e il metamessaggio della sua dichiarazione era dunque che il problema da cui originano i femminicidi sono gli immigrati nascondendosi dietro il dito del reato di stupro. È questa l’operazione politica (peraltro ripresa dalla premier) che va respinta. Perché il problema dei femminicidi lo abbiamo dentro la società, tanto che non è possibile individuare un identikit del femminicida “tipo”. Ci troviamo infatti di fronte indifferentemente a ragazzini, così come a giovani uomini oppure ad individui maturi. Né si distinguono parametri sociali: gli eventi si verificano in tutte le classi, né sono specificamente correlati a situazioni di disagio economico o psichico. E l’incidenza della nazionalità straniera poco si discosta dalla percentuale di popolazione straniera, nemmeno la nazionalità è rilevante. Così come la geografia: la distribuzione dei femminicidi è assolutamente random tra nord e sud del Paese. Come se il buio della ragione colpisca a caso tra i maschi, gente che studia, lavora, che ha figli, che in giorni passati ha amato (forse) in modo sano e normale. Dire o, meglio, lasciar intendere che la colpa è degli immigrati, oltre che spregevolmente propagandistico, è concettualmente sbagliato.
Per questa operazione Valditara doveva essere messo in croce, altro che la dichiarazione sul patriarcato..
Immagine di copertina: © Differenza Donna