La bella addormentata nel mondo
30 Settembre 2024Dialoganti nel PD con Brugnaro? Fuori i nomi!
8 Ottobre 2024Nel febbraio scorso su questa testata commentavamo il Documento Preliminare di Progettazione (DPP) che reinventava radicalmente l’area S. Basilio, S. Marta, Scomenzera, S. Andrea (che per brevità da qui in avanti chiameremo Waterfront) di competenza dell’Autorità Portuale https://www.luminosigiorni.it/politica-3/il-waterfront-di-venezia-nella-visione-del-porto/ che la stessa Autorità aveva presentato alla città.
Le conclusioni di quell’articolo erano, le riporto alla lettera (scusandomi per l’autocitazione): “quella offerta dal Porto è potenzialmente un’occasione epocale. Che va sfruttata. Pensare i trasporti, studiare gli insediamenti negli edifici ristrutturati, parlare con le Università, valorizzare opportunità.. in una parola: costruire (insieme) il futuro. E qui la politica, quella ‘alta’, deve dire la sua. Lascia basiti la sostanziale indifferenza che le forze politiche, tutte, hanno almeno ad oggi dimostrato”.
Puntata successiva, arrivando ai giorni nostri: l’Autorità Portuale è uscita con un progetto di fattibilità economica che chiarisce alcuni punti. In particolare, sembra migliorativo sull’aspetto che mi pareva più critico, ovvero la misteriosa nuova stazione ferroviaria in Marittima, che sembra derubricata a ricollocazione dello scalo ferroviario ex platea lavaggi (quindi le fantasiose ipotesi di piazzare lì i treni per i pendolari sembrano superate). Resta invece confermata l’altra criticità, ovvero la sostanziale permanenza di funzioni portuali nella riva di S. Basilio che con un po’ di coraggio potevano essere tutte trasferite in Marittima.
Ma non è il dettaglio del progetto il focus di questo articolo (ci saranno altre occasioni quando se ne saprà di più) bensì le reazioni della politica e dell’opinione pubblica di cui lamentavo la mancanza e che invece si sono improvvisamente animate. Reazioni che la dicono lunga su quanto sia difficile in questo Paese, e in questa città in particolare, non solo fare ma anche solo concepire qualcosa di nuovo.
Partiamo dall’interlocutore più vivace, il Comitato Waterfront, nato (leggo dallo stesso sito ufficiale https://www.comitatowaterfront.it/) nel 2022, per problemi di costi del parcheggio a S. Basilio, quindi preesistente al DPP. Quando l’anno successivo appare la proposta dell’Autorità che prevede di realizzare una piazza a uso pubblico al posto dei parcheggi il Comitato ha (comprensibilmente) trovato un motivo di mobilitazione e su quello si è concentrato, la missione dichiarata (qui e in seguito in corsivo tutte citazioni direttamente dal sito ufficiale) è identificare e affrontare eventuali impatti negativi sul tessuto sociale ed economico della città ma, oltre la patina delle belle parole, è chiarissimo che l’obiettivo pressoché esclusivo è tutelare il diritto acquisito (o privilegio) di avere la macchina sotto casa. Lo si evince anche dal documento (di buon livello) preparato dal Comitato che effettivamente dedica particolare attenzione ai parcheggi e alla loro collocazione alternativa. Ci sta, per carità, anzi se l’azione del Comitato sarà stata di stimolo alla realizzazione dei benedetti parcheggi multipiano in testa alla Marittima (vedasi figura sotto)
di cui si parla da tempo immemorabile, e di cui evidentemente beneficerebbero molte più persone dei privilegiati di oggi, sarebbe da fare loro un monumento. Ma questo afflato per il bene comune non pare ad oggi esattamente la stella polare del Comitato.. il suo presidente avv. Vianello, in un recente incontro pubblico meritoriamente organizzato dal PD ha testualmente dichiarato che in ogni caso, poiché i parcheggi auspicati si posizionerebbero a 500 metri di distanza dal sito attuale, si aspetta una compensazione a favore degli attuali aventi titolo. Apperò.. non pare esattamente la postura per costruire un processo decisionale partecipativo che rifletta veramente le necessità e le aspirazioni della popolazione veneziana, contribuendo così a un futuro sostenibile e armonioso per tutti gli abitanti della città. Ripeto, a scanso di equivoci: il Comitato difende un interesse privato e legittimo ma sia chiaro che proprio in quanto interesse privato le sue prese di posizione vanno lette nell’ottica che i suoi associati certo non si strapperebbero le vesti se il progetto rimanesse completamente lettera morta. Quindi ogni obiezione di merito posta a qualsiasi aspetto del progetto va rispettosamente considerata ma avendo presente che la posizione del Comitato NON è neutrale.
Veniamo al mondo della politica. E partiamo dall’opposizione. Scontati gli allarmi sgomenti e angosciati delle vestali dell’ambiente, per esempio Luana Zanella di AVS “Il progetto Waterfront è incompatibile con la tutela dell’ecosistema lagunare, va fermato!” (in un’interrogazione parlamentare al Ministero delle Infrastrutture). E questo era il minimo della pena, un posizionamento facilmente prevedibile e direi scontato. Più originale invece la gettonatissima polemica sulla famigerata (e peraltro probabilmente già superata) stazione ferroviaria in Marittima che tocca vette surreali. Che in effetti è una trovata molto discutibile, pensando che è stata concepita – leggo dal DPP – per il bacino d’affluenza degli utenti della regione Veneto e più in senso lato dell’area del nord-est Italia (quindi per i pendolari: e in questo senso è sbagliatissima perché non baricentrica).
Però gli strali degli oppositori si sono concentrati sulla presunta creazione di un collegamento diretto tra l’aeroporto e la Marittima (qualche bontempone si è perfino spinto a parlare di Alta Velocità tra le destinazioni (dimostrando di non sapere di cosa parla). Il quale asseritamente sarebbe funzionale a portare turisti al “punto di approdo delle navi da crociera in laguna, aumentando fatalmente ulteriormente i già pesanti flussi turistici che investono la città”. Ora, perché mai la nuova stazione dovrebbe aumentare i turisti e, ancora più misteriosamente, perché dovrebbe aumentare i crocieristi? Forse che un potenziale crocerista decide o meno di andare in crociera in dipendenza del trenino che lo porta dall’aeroporto alla nave? Ma non solo, e qui siamo davvero a livelli di commedia dell’assurdo che neanche Ionesco, le navi da crociera in Marittima (notiziona..) NON CI SONO più da qualche anno perché le hanno spostate a Marghera!
Oltre a queste facezie (sulle quali non saprei se ridere o piangere) un argomento più serio è la considerazione, molto burocratica, che le aree (o maggior parte delle stesse) non più utilizzabili per pubblici usi del mare (ai sensi di un certo art. 35 del Codice di Navigazione) debbano essere escluse dal Demanio Marittimo, trasferite al Demanio Civile e, tramite l’Agenzia del Demanio, al Comune per il federalismo demaniale. Tradotto in pratica: rimanere bloccate per un tempo indefinibile. Con un ulteriore, amaro, paradosso: ove la progettualità dell’Autorità prevede realizzazioni civili viene agitata come la prova provata della appunto non competenza di cui sopra; ove al contrario, la previsione è per usi propri (ad esempio uffici o alloggi per la Capitaneria o gli operatori portuali) ciò provoca le critiche di non essere utili per la città, di essere contro la vita dei residenti. Insomma, qualsiasi cosa faccia l’Autorità, questa sbaglia..
Infine, l’Amministrazione in carica. La reazione del Sindaco è stata, more solito, tranchant: “i cittadini di Santa Marta stiano tranquilli: finché sono sindaco io quella roba là non passa”. Se la prende (anche lui) con la stazione, difende i parcheggi esistenti (già, meglio posti macchina per pochi piuttosto che una piazza a uso pubblico) ma soprattutto traspare l’impressione che il peccato mortale di tutto il progetto è che non lo ha pensato lui (“non si devono fare fughe in avanti e non si può non parlare con la città di un luogo che è della città”). E non ci sia mai qualcuno che muova foglia che Brugnaro non voglia. Ma oltre a Brugnaro, che tra poco uscirà di scena e quindi conta relativamente, colpisce la posizione di Venturini. Venturini è giovane, ha un grosso seguito, può avere ambizioni (che sarebbero legittime) di svolgere un ruolo politico anche futuro. Ebbene, è stato capace solo di invitare il Porto a occuparsi delle attività “core” perché “non è certo questo il momento di accelerare su progetti non core”. Di fronte a un progetto di recupero di un pezzo di città, anziché cavalcarlo, magari di sbattere i pugni sul tavolo, di aprire un tavolo negoziale con l’Autorità Portuale.. dice che non è il momento, che non si deve accelerare. C’è da rimanere basiti.
In conclusione, un panorama desolante. E che pone, ancora una volta, un tema decisivo per il futuro: questa città va rivoltata come un calzino. A partire dalla sua classe dirigente.